Nella tranquillità di una mattina di fine luglio, in un silenzio interrotto solo dal frinire delle cicale, il furgoncino della polizia penitenziaria arriva in una stradina di Fregene, sul litorale romano. A bordo, accompagnato da due agenti, c’è Gabriel Natale Hjorth – il 23enne italo americano coinvolto nell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega – che ieri dal carcere di Velletri è stato trasferito a Fregene, a casa della nonna paterna dove sconterà gli arresti domiciliari che gli sono stati concessi poco più di due settimane fa. Lo riporta ‘Il Messaggero’.
Il giovane, condannato a 11 anni e 4 mesi, era in carcere dal 2019, quando venne fermato a poche ore dall’uccisione di Cerciello Rega, avvenuta a Roma la notte tra il 25 e il 26 luglio 2019. Le forze dell’ordine lo trovarono nella stanza dell’hotel Le Méridien, a Prati, insieme al suo amico Finnegan Lee Elder, che ha materialmente sferrato le undici coltellate contro il militare disarmato e per questo è stato condannato a 15 anni e 2 mesi.L’italoamericano, come racconta il quotidiano, non dice nulla, entra in fretta in casa dove ad attenderlo c’è la nonna Silvana insieme allo zio Claudio. Dentro e fuori la villetta ci sono oltre dieci persone tra carabinieri e poliziotti, che prima dell’arrivo del giovane avevano già perlustrato la casa. Una volta entrato nell’abitazione iniziano le operazioni degli agenti, durate circa un’ora, per controllare il funzionamento del braccialetto elettronico che il 23enne deve indossare. L’allerta è alta perché il timore è quello che possano esserci reazioni scomposte da parte di chi vive in zona. Non tutti infatti hanno accolto con favore l’arrivo di Natale Hjorth. Tutti ricordano l’omicidio del vicebrigadiere e la lunga vicenda processuale che ha visto coinvolto l’italo americano. Tra i vicini c’è chi racconta di essere “scioccato” per la decisione di concedere gli arresti domiciliari e chi ancora è “preoccupato” per il via vai di persone. Infine, c’è anche “rabbia” tra alcuni abitanti per il provvedimento “ingiusto, specialmente nei confronti dei parenti del vicebrigadiere morto