L’accoglimento, da parte della Corte di Cassazione del ricorso avanzato dai difensori di Gabriel Natale Hjort, ha letteralmente riaperto il processo in merito alle responsabilità del giovane statunitense nell’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, reinviandolo alla corte d’appello per un nuovo giudizio. Una sentenza che riaccende la speranza di libertà e potrebbe aprire la cella del carcere di Velletri dove è recluso. Ma non per adesso.
“Oggi, prima delle motivazioni della Cassazione, sarebbe una strada complicata e difficile da percorrere”, dice interpellato da “Agenzia Nova”, l’avvocato Francesco Petrelli, che insieme al collega Fabio Alonzi difende il giovane americano, riferendosi a una possibile richiesta di scarcerazione. “Non conosciamo le motivazioni per le quali la Cassazione ha accolto il ricorso e non le conoscerebbe neanche il giudice della corte d’appello che dovrebbe vagliare una nostra eventuale richiesta e, che per questo, la rigetterebbe. Per questo aspetteremo il deposito, poi valuteremo”. Natale Hjort avrebbe anche un domicilio in Italia, la casa della nonna a Ladispoli, per una eventuale misura alternativa al carcere.
Posizione diversa, invece, è quella dell’altro americano, Finnegan Lee Elder, il giovane che, per sua stessa ammissione, ha accoltellato e ucciso nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 il carabiniere nel quartiere Prati a Roma. A lui la corte di Cassazione ha respinto il ricorso per omicidio volontario, ma ha accolto il ricorso sulle aggravanti rinviando il giudizio in Corte d’appello, per questo aspetto. Ma non è roba di poco conto. Da una interpretazione data alla sentenza di Cassazione sembrerebbe che la Corte abbia creduto al fatto che i due giovani non avessero capito di confrontarsi con due carabinieri, e si siano sentiti aggrediti. Il collegio difensivo di Elder, composto dall’avvocato Renato Borzone e Roberto Capra, è estremamente prudente e vincola ogni filo di speranza per l’assistito, alla lettura della sentenza della Cassazione. Non vi è dubbio, però, che a tempo debito i difensori avevano chiesto per Elder il giudizio abbreviato che non venne concesso per via delle aggravanti contestate; le stesse che la Cassazione ha messo in discussione. Se vengono meno queste, Elder potrebbe usufruire dello sconto di un terzo della pena.
Di possibili richieste di misure cautelari alternative al carcere, i legali di Elder non ne parlano se prima non si conoscono le motivazioni della sentenza. Resta il fatto che il ragazzo non avrebbe un luogo in Italia dove vivere e, a quanto pare, in carcere ha intrapreso una strada di recupero, non soltanto dalla droga, ma anche dal punto di vista umano e culturale tanto soddisfacente che la famiglia non avrebbe mai manifestato l’intenzione di sottrarlo, anche dopo una condanna definitiva, al regime carcerario italiano per sottoporlo a quello statunitense. Per i due giovani, quindi, si profila un epilogo decisamente diverso rispetto a quelli a cui sembravano destinati. In primo grado erano stati condannati all’ergastolo.