Per Elder la condanna scende a 24 anni, mentre per Hjorth a 22 anni. In primo grado erano stati condannati entrambi all'ergastolo. Difesa Elder, non sapeva che era un cc
La corte d’Assise d’Appello di Roma ha ridotto le condanne per Finnegan Lee Elder e per Gabriel Natale Hjorth, responsabili dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate a Roma nel luglio del 2019.
Per Elder la condanna scende a 24 anni, mentre per Hjorth a 22 anni. In primo grado erano stati condannati entrambi all’ergastolo.
“Il sacrificio di mio marito non deve essere dimenticato: un servitore dello Stato ucciso nel momento piu’ felice della sua vita. Il dovere della memoria non e’ solo di noi familiari ma e’ di tutti”. Cosi’ Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere ha commentato la sentenza.
“Siamo soddisfatti perché al di là delle pene, l’impianto accusatorio ha retto. Nessuna sentenza potrà lenire il dolore nel cuore della vedova”, dice Massimo Ferrandino, legale di Rosa Maria Esilio. “Con questa sentenza il sacrificio di un uomo dello Stato non è stato vano”.
“Non possiamo certo essere soddisfatti, anche se con l’eliminazione dell’ergastolo e’ stato tolto uno degli aspetti piu’ iniqui della sentenza di primo grado”. Cosi’ gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra, difensori di Lee Finnegan Elder. “Ci chiediamo perche’ si sia voluto continuare a dar credito a tutti i costi alle diverse versioni di Varriale, un testimone che ha raccontato molte bugie, fornendo tante versioni diverse, che fanno acqua da tutte le parti, e tutte smentite dai fatti. Continueremo a batterci per far emergere tutta la verita’ ripetuta da Finnegan Elder anche oggi in aula che, dal primo interrogatorio alle intercettazioni ambientali in carcere, non ha mai cambiato la versione dei fatti. Il ragazzo non aveva compreso che il povero Cerciello Rega era un carabiniere. E questo cambia di molto le cose”.
Il gup della Capitale ha, inoltre, disposto il processo nei confronti del pusher Italo Pompei e del clochard Costantin Saracila. A giudizio per l’accusa di aver reso false testimonianze nell’ambito del processo. E’ stato invece dichiarato il non luogo a procedere nei confronti del posteggiatore abusivo Ahmed Tamer. Il giudice ha in sostanza accolto le richieste del pm Giulia Guccione.