“Assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste”. Questa la richiesta degli avvocati della difesa nell’udienza finale del processo che vede imputata la sindaca Virginia Raggi per falso in relazione alla nomina di Renato Marra alla direzione Turismo del Campidoglio. Secondo l’avvocato Pierfrancesco Bruno, uno dei tre del collegio difensivo, “la procedura di nomina seguita dalla sindaca è stata perfetta e senza alcuna illegittimità”. Non così per la Procura che ha chiesto invece 10 mesi di reclusione. Gli avvocati della difesa hanno sostenuto nel corso del loro intervento davanti al giudice monocratico, che quello alla Raggi non è un “processo con prove dirette ma un processo indiziario”.
Bruno ha spiegato che rispetto alla richiesta di chiarimento da parte dell’Anac sulla nomina del fratello dell’allora capo del personale, quel ”quesito sembra fatto apposta per confondere il destinatario, che era la responsabile dell’anticorruzione del Campidoglio. Sarebbe dovuto essere restituito con il timbro ‘Non capisco’”.
La difesa, inoltre, ha respinto totalmente l’impostazione della procura sul ruolo di Raffaele Marra nella nomina del fratello. “E’ mera illazione – ha detto il penalista – e non giustifica il riconoscimento di una responsabilità penale”.
Rispetto all’importanza del codice etico, l’altro difensore, Alessandro Mancori ha detto che è “stato strumentalizzato da parti politiche avversarie per “obbligare la Raggi a dimettersi”. Marcori ha quindi citato l’episodio del 2016, alla vigilia del ballottaggio per la carica di sindaco in Campidoglio, quando fu diffusa la notizia dell’apertura di un fascicolo di indagine da parte della Procura di Roma in merito alla vicenda della consulenza svolta da Virginia Raggi per la Asl di Civitavecchia. “Raggi comunicò quanto accaduto, venimmo in procura, parlammo con i magistrati e successivamente venne fatta richiesta di archiviare il fascicolo a suo carico. E non successe nulla di più”, ha spiegato. “La Procura aveva contezza del fatto che Raggi non si sarebbe dimessa e non successe nulla”, ha concluso.
Il giudice monocratico Roberto Ranazzi, dopo l’intervento della difesa, è entrato in camera di consiglio per decidere in merito all’accusa di falso. La sentenza è prevista per le 15.