La rete di trasporto pubblico “è un monopolio naturale”, e ogni tentativo di privatizzazione “non può che peggiorare il livello di servizio. Non è un pregiudizio ideologico, il mio, ma è basato su risultati, come dire, empirici”. Stefano Fassina, deputato romano di Liberi e Uguali e consigliere al Campidoglio, è molto netto nel motivare il suo ‘no’ al referendum di domenica 11, come spiega in quest’intervista.
Cosa intende con ‘risultati empirici’?
“Intendo dire che l’esperienza ci insegna che quando dei privati entrano in quelli che io chiamo ‘monopoli naturali’ i risultati sono pessimi. Guardate cosa è accaduto con Autostrade, o con Aeroporti di Roma.. Si fanno solo favori a gruppi privati, spesso familiari, senza nessuna garanzia per quello che riguarda i servizi per i cittadini, che invece peggiorano. Abbiamo già un lampante esempio, proprio a Roma, con ‘Roma-Tpl’, che gestisce il 20% dei trasporti ed è assolutamente insoddisfacente”.
Il senso del quesito dei radicali, però non è dare carta bianca ai privati, ma mettere il servizio a gara, facendo rispettare determinati criteri. Se Tpl va male, dicono, è perché la gara è stata fatta dallo stesso Atac, che ha voluto indicare i suoi medesimi livelli di servizio, bassissimi.
“E’ assolutamente illusorio pensare che chi non sa gestire una rete di trasporti, poi la sappia affidare. Il problema riguarda la politica, questo è il vero punto. Perchè la politica è sempre stata catturata dal gestore privato e tenuta in ostaggio, con enormi profitti per pochi soggetti e un peggioramente generale per i cittadini. Guardate a Londra: la città campione per eccellenza delle privatizzazioni proprio nel trasporto. I cittadini sono assolutamente insoddisfatti e stanno chiedendo il ritorno del gestore pubblico”.
Atac, però, è al collasso.
“Atac è al collasso per cause strutturali che non dipendono direttamente dalla ‘proprietà’ comunale. Se ne esce riconoscendo che Atac è penalizzata dal debito causato dai tagli ai traferimenti. C’è bisogno di più risorse per il servizio pubblico, e non parlo solo di Atac”.
Questo referendum potrebbe avere un significato politico più ampio? Come una specie di giudizio di metà mandato per la sindaca Raggi?
“Riconoscere a questo voto un significato politico ‘Raggi-sì, Raggi-no’ è assolutamente improprio, anche se forse qualcuno ci proverà, sulla base del risultato. Noi di LeU voteremo no ma siamo assolutamente all’opposizione di Raggi, così come il sindacato. Purtroppo di questo referendum se ne è parlato troppo poco. Manca l’informazione istituzionale, ed è grave se si pensa che l’amministrazione cittadina è nelle mani di chi fa della disintermediazione della politica una propria bandiera”.