Referendum tpl, Trenino Blu: risultato dimostra disinteresse dei romani sul tema

Carlo Tortorelli a Radiocolonna: ma l’astensione non si può leggere come una vittoria del ‘no’

I romani sono contro la liberalizzazione del trasporto pubblico. No, se il Comune di Roma avesse informato i cittadini sarebbe andata diversamente. All’indomani del referendum sul tpl romano – che ha visto prevalere i ‘sì’ ma senza il raggiungimento del quorum – è guerra aperta tra i comitati che hanno sostenuto per mesi posizioni opposte. Un fuoco incrociato che impedisce – nel day after – un’analisi serena e approfondita sul perché di un voto che ha visto le urne vuote nonostante riguardasse un tema sulla bocca di tutti i cittadini romani. Di tutte le età e le classi sociali.

“Nonostante le premesse, il risultato del referendum ha stabilito che ai romani il trasporto pubblico interessa relativamente – spiega Carlo Tortorelli di Trenino Blu a Radiocolonna – e quando la Raggi sostiene che i romani si sono espressi per un’Atac pubblica non dice la verità”.

Secondo Tortorelli, la grande astensione non legittima né la causa del ‘no’ né quella del ‘sì’ ma una distanza sostanziale dei cittadini con i quesiti referendari. “Dopo anni, poteva essere una buona opportunità per parlare del trasporto romano – prosegue il blogger – ma le rispettive parti hanno preferito fare disinformazione o sabotaggi”.

In che modo?

L’amministrazione, spiega Tortorelli, tramite una comunicazione pubblica sul referendum ridotta ai minimi termini e non difficilmente identificabile come ostile all’appuntamento.

Ma anche il comitato Mobilitiamo Roma, accusato da Trenino Blu non solo di aver condotto una campagna di basso livello ma di aver – di fatto – cambiato obiettivo in corsa, dapprima sostenendo che il referendum non riguardava Atac e in un secondo momento dicendo l’opposto.

Risultato: un quesito tecnico sul trasporto pubblico si è trasformato in una sfida politica tra alcuni comitati, vari partiti e pochi cittadini.

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