Roma: 16enne accoltellato, Codici chiede l’intervento del prefetto. Sempre più casi dopo la pandemia

Dal 2022 sono in crescita le segnalazioni di minori imputati per lesioni dolose: tra le cause, l'aumento delle difficoltà economiche per le famiglie e le conseguenze psicologiche sui più giovani

“Sempre più persone hanno paura di girare per Roma, soprattutto la sera”. A dare l’allarme è l’associazione di consumatori “Codici”, commentando l’accoltellamento del 16enne avvenuto nel quartiere Monteverde, davanti alla stazione Trastevere. Il segretario nazionale dell’associazione di consumatori, Ivano Giacomelli, lancia un appello al prefetto chiedendogli di adottare “tutte le misure necessarie per tutelare i cittadini”.

“Quanto accaduto è grave e preoccupante. Ci sono diversi aspetti da chiarire, a cui si aggiunge la questione centrale della sicurezza. Sempre più persone hanno paura di girare per Roma, soprattutto la sera. Il timore di subire una rapina è diffuso – ha detto Giacomelli – e fatti come quello avvenuto a Monteverde non fanno che alimentare questo clima di insicurezza. Chiediamo al prefetto di prendere atto della grave situazione che si è ormai creata e di adottare tutte le misure necessarie per tutelare i cittadini”. Giacomelli sottolinea come in un periodo particolare come quello del Giubileo, “l’attenzione su Roma è ancora più alta ed episodi come l’accoltellamento del giovane della sera scorsa rischiano di dare un’immagine di città pericolosa all’estero”.

I numeri sembrerebbero dar ragione a Codici. In un  articolo su Il Domani di oggi, Giulia Merlo, riporta i dati del ministero dell’Interno sulle segnalazioni di minori imputati per lesioni dolose. I numero sono cresciuti dopo il Covid: fino al 2019 erano poco oltre le 2.500, dopo il 2022 hanno toccato le 3.569 e continuano, anche se di poco, a  crescere.

Merlo ha chiesto un parere sul fenomeno alla giudice minorile del tribunale di Milano, Paola Ortolan, che ha confermato l’esplosione del fenomeno dopo la pandemia. “Gli anni del lockdown  – ha detto Ortolan – hanno aumentato le difficoltà personali dei genitori, sia dal punto di vista economico che psicologico. Questo ha reso più deboli gli adulti, provocando conseguenze sui loro figli. Dal canto loro, questi bambini e ragazzi hanno perso due anni di scuola e quindi di socializzazione. La mancanza di contatti sociali in alcuni ha fatto emergere difficoltà che già esistevano”.

I ragazzi, secondo Ortolan, hanno iniziato a usare i coltelli come arma di difesa (“oggi si tira fuori il coltello che è prima strumento di minaccia, poi di aggressione”), che è anche la prima scusante che danno i ragazzi quando fermati per un controllo e risultano armati. Dalla difesa all’aggressione, secondo la giudice, il passo è breve. “Questi ragazzi passano molto facilmente all’atto violento, senza essere capaci di valutarne le conseguenze. Siamo davanti a nuove generazioni poco portate a comprendere le conseguenze delle loro azioni, a tutti i livelli, ed è un problema educativo enorme”.

I primi episodi avvengono di solito alle medie, con la fine del tempo pieno a scuola. Qui, spiega la giudice, pesa il ruolo delle famiglie: quelle più in difficoltà economiche faticano ad avere una presenza costante nella vita dei figli. E spesso si tratta di famiglie immigrati. “È statistico – ha spiegato Ortolan – che nei ruoli di udienza più della metà siano stranieri. Tuttavia è sbagliato pensare che questo sia il problema. Molti sono figli di famiglie straniere assolutamente integrate, ma i genitori fanno lavori che li costringono a turni di molte ore con stipendi bassi. Questo fa sì che loro stiano poco in casa e che i loro figli abbiano meno opportunità: per esempio non possono permettersi di praticare una attività sportiva o fare corsi pomeridiani. Così, soprattutto nelle grandi città e nei quartieri ad alta densità di immigrazione, i ragazzi non possono fare altro che scendere in strada e cercare rifugio nel gruppo. E vale per stranieri e italiani”.

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