Deciso dal dirigente per gli studenti che hanno occupato la scuola a novembre.
Ieri sit-in degli studenti del Tasso, storico liceo vicino a via Veneto arrivato al centro dell’attenzione mediatica nazionale e delle polemiche dopo le sanzioni proposte dal dirigente scolastico Paolo Pedullà – 5 in condotta nel primo trimestre e dieci giorni di sospensione – per gli studenti che hanno occupato la scuola a novembre.
Gli studenti hanno occupato la strada davanti al liceo e poi hanno deciso di ritrovarsi a protestare al ministero dell’Istruzione.
Il preside e altri docenti (32, circa la metà del totale appunto) hanno risposto tramite una lettera aperta, che trovava il suo fulcro in questo passaggio: «Come mai l’interesse mediatico è rivolto a un liceo “ben frequentato”, mentre nessuno si è indignato per i provvedimenti presi al liceo Archimede o all’Aristofane? I figli smettano una buona volta di essere protetti dai padri».
Così, ora, replicano gli alunni. Sui danni alla scuola post occupazione, scrive il Corriere della Sera, il collettivo ha scritto un post su Instagram: «Voci false e pretestuose – dicono gli ex occupanti – le porte non sono state rotte o scassinate, l’unica serratura che ha subito danni è quella dell’entrata principale di via Sicilia, a causa dell’aggressione esterna dell’8 dicembre». E anche «sulla cassaforte lo stesso preside ci ha riferito che a seguito di una perizia non sono stati riportati segni di scasso o forzature». Mentre sui 50 badge del valore di 6 euro l’uno «spariti» il collettivo precisa: «Crediamo che accusare i propri studenti di furto o pensare che avessimo come obiettivo entrare in una stanza contenente i documenti di studenti fragili sembra dimostrare ulteriormente come nella nostra scuola non ci sia alcun desiderio di avere un dialogo o di credere in noi in quanto studenti con un impegno politico ma solo cercare motivi per screditarci agli occhi dell’opinione pubblica». E infine: «Ribadiamo le rivendicazioni che abbiamo portato all’interno della nostra scuola con l’occupazione, e chiediamo alla comunità scolastica intera di concentrare la loro attenzione su queste, considerato che ci assumiamo in toto le responsabilità di questo atto inteso come libera espressione del pensiero e di manifestare».