Nel complesso immobiliare occupato di via del Porto Fluviale a Roma, sotto l’ombra del Gazometro, dalle prime ore del pomeriggio di oggi è un via vai di mobili, elettrodomestici, valigie e scatoloni. Tutti oggetti che per anni hanno riempito quelli che un tempo erano gli edifici della ex direzione dei magazzini del commissariato, che dopo quasi 21 anni di occupazione verranno ristrutturati. Per i lavori è stato previsto un investimento da 11 milioni a valere sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il finanziamento è frutto di un accordo tra il Campidoglio, l’Agenzia del demanio – che ha ceduto il bene – e il ministero della Cultura.
La delibera prevede anche uno schema di accordo per la valorizzazione della struttura e dell’area limitrofa e contempla soluzioni alloggiative per le famiglie oggi in occupazione. Le 54 famiglie che abitano a Porto Fluviale, e che torneranno dopo la fine dei lavori, da stasera verranno ospitate temporaneamente all’interno di alloggi di Edilizia residenziale pubblica o del Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo, i cosiddetti Sassat. Dentro il complesso si vedono diverse persone alle prese con i traslochi e intente a riempire auto e furgoni. C’è chi trasporta specchi, chi la lavatrice, chi trolley pieni di vestiti. Nei pressi dei furgoni si studia un modo per fare stare il più possibile i beni dentro i veicoli. Altre persone, invece, hanno legato i mobili sul tetto delle auto. E mentre vengono ultimati i traslochi, in una stanza del complesso si è tenuta un’assemblea per fare il punto della situazione e festeggiare.
“Questo è un cantiere molto importante per noi – ha spiegato Luca Fagiano, del movimento per il diritto all’abitare -. Quella di oggi è una vittoria, e dimostra che le cose si possono fare. Oggi è stata firmata la consegna dal Comune all’impresa che si occuperà della ristrutturazione. Da stasera non ci dormirà più nessuno, ci sarà qualche giorno per alcune persone che hanno avuto l’assegnazione da poco per venire a prendere le cose, però partono i lavori. Le 54 famiglie che vivevano qui, e che torneranno a vivere qui, sono state sistemate temporaneamente in alloggi di Edilizia residenziale pubblica, tranne due famiglie che avranno l’assegnazione venerdì e che in questi giorni saranno ospitate da amici o da altre occupazioni. Alcune famiglie, poche, saranno ospitate dal Sassat a Cerquetta”.
“Le famiglie, che fino a poco tempo fa erano considerate occupanti, e che invece sono state giudicate aventi diritto tramite un bando speciale, passeranno in questi alloggi un anno e otto mesi, circa due anni, che ci separano dal recupero del Porto fluviale. Oggi iniziano formalmente i lavori, ci avviamo in particolare a una prima fase di cantiere in cui le attività sociali continueranno a operare, seppur in spazi più ristretti. Saranno due anni in cui manterremo vivo Porto Fluviale e la sua comunità”. Lo stesso modello di Porto Fluviale sarà applicato al Museo dell’altro e dell’altrove, noto come Maam, in via Prenestina 913, e al palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme, noto come Spin Time, secondo quanto annunciato dall’amministrazione comunale ma non ancora sono stati avviati gli iter procedurali. “Speriamo che questa esperienza possa essere da apripista per altre realtà. Vogliamo ricostruire il tessuto sociale di questa città”, ha concluso Fagiano