Operazione della Guardia di finanza della Capitale
Uno, l’avvocato, in qualità di amministratore di sostegno, si faceva firmare qualunque cosa e l’altro, l’imprenditore, metteva in atto “un vero e proprio “saccheggio” delle proprietà” delle vittime, quasi tutte anziane. E’ questo il raggiro scoperto dai militari della Guardia di finanza della Capitale e che ha portato all’arresto di un legale, Francesco L. (classe 1969) e Maurizio C., manager (classe 1960).
Nei confronti dei due soggetti il gip ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo, responsabile del pool che persegue reati in danno della pubblica amministrazione. L. e C. sono indagati per peculato e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Le indagini – si spiega – svolte dalle Fiamme Gialle della Sezione di Polizia Giudiziaria e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, hanno consentito di portare alla luce una serie di condotte illecite che L., in qualità di amministratore di sostegno di persone molto anziane, totalmente incapaci di intendere e di volere, e C., hanno posto in essere per perpetrare – come evidenzia il gip nel provvedimento – “un vero e proprio “saccheggio” delle proprietà” delle vittime.
Per giustificare i pagamenti e “drenare” le disponibilità finanziarie dei diversi assistiti, il professionista si faceva emettere da società riconducibili a C. fatture per svariate migliaia di euro al mese, relative a prestazioni di assistenza asseritamente rese da infermieri o badanti ma mai effettuate o effettuate soltanto in parte ovvero provvedeva a pagare più volte le stesse attività, finanche alla stessa persona. Le spoliazioni – si aggiunge – non riguardavano soltanto denaro ma anche immobili.
Tramite la mediazione di C., L. ha venduto, richiedendo l’autorizzazione d’urgenza al Giudice Tutelare, la nuda proprietà dell’appartamento di una signora ormai morente, sito nel quartiere Prati, a un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato, ricevendo dall’acquirente – indagato, in concorso, per corruzione – un illecito compenso in contanti. Oltre alla misura cautelare personale, il giudice delle indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo fino alla concorrenza di circa 150mila euro nei confronti di L., di C., dell’acquirente dell’appartamento e di un altro professionista, anche egli indagato per peculato per aver pagato al manager, in qualità di amministratore di sostegno, fatture per servizi assistenziali resi per importi largamente inferiori. L’operazione odierna testimonia l’efficacia dell’azione svolta dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Roma a tutela dei soggetti più vulnerabili, danneggiati, in questo caso, proprio dalle figure previste dalla legge per la salvaguardia dei loro interessi