Una società di produzione cinematografica per ‘lavare’ i soldi della camorra. Un giro di fatture false per giustificare le spese. Un carabiniere ed un poliziotto che portano i soldi della malavita da Roma a Napoli. Sono questi i principali elementi di fatto che hanno portato stamane in carcere il manager Daniele Muscariello, ed altre 8 persone, tra cui il commercialista di una azienda vitivinicola, tre presunti guappi del clan D’Amico-Mazzarella, attivo nel quartiere San Giovanni a Teduccio, due fiancheggiatori.
Il ruolo di Muscariello così come quello di chi gli ruotava intorno è ben descritto da una intercettazione in cui un indagato spiega esplicito: “Perché un film può costare 200mila euro, ma può costare pure 50 milioni di euro”.
Secondo gli inquirenti, che hanno eseguito stamane un sequestro per equivalente, il denaro affidato dalla camorra ammonta a un milione e mezzo di euro. “Ma il sistema era collaudato”, si spiega. Il blitz stamane dei carabinieri della Gdf è stato portato a termine per le accuse di riciclaggio con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Gli accertamenti sono stati coordinati dallla Dda della Procura di Roma, coordinata dagli aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò. Sul campo hanno operato i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma ed i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza. Il poliziotto andato in carcere era in servizio al ministero dell’interno.
L’altro infedele rappresentante delle forze dell’ordine, carabiniere in servizio al radiomobile, prendevano i soldi da Napoli e dalla camorre e lo consegnavano a Muscariello, che aveva il compito di riciclare i soldi. “Semplice, semplice”, si aggiunge.
Muscariello, 45 anni, è attivo nel mondo del celluloide con la ‘Henea Productions’ e l’ultima realizzazione “All’alba perderò”. Secondo alcune biografie trovate sul web ha avuto cariche dirigenziali nell’As Roma e nel Latina. Poi si è occupato di consulenza aziendale e creazione di reti di impresa. Sempre sul web si spiega che ha dato vita alla Henea Productions, la Union Film e la Waves Entertainment a Toronto. L’attenzione degli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia è seguita agli arresti del gennaio scorso che avevano riguardato gruppi armati legati al narcotraffico con a capo gli albanesi Elvis Demce e Ermal Arapaj. Quell’interesse investigativo si è poi sovrapposto a quello della Gdf per alcune “segnalazioni di operazioni sospette”.
I rapporti tra i due albanesi e Muscariello hanno permesso di isolare, con le intercettazioni, il progetto del sequestro di un imprenditore che si era indebitato con il clan camorristico.
“Il cinema è il nostro strumento”, spiegava uno degli indagati. Per ‘ripulire’ i soldi il clan si affidava anche a un’azienda vitivinicola, il cui commercialista è finito in carcere. “Abbiamo relazioni importanti, sono 4 volte che mi arrestano ma poi torno a casa”, ammetteva in un’intercettazione Muscariello.
Durante le indagini sono state documentate movimentazioni bancarie per operazioni di riciclaggio di almeno un milione 250mila euro, con la disponibilità sistematica di 200mila euro al giorno da destinare alle operazioni di ‘mascheramento’.