Materassi, pezzi di cartone e coperte stesi a terra. In fila, una accanto all’altra, diverse persone – allontanate dal sottopasso Turbigo della stazione Termini – hanno trovato ricovero su giacigli di fortuna a pochi passi da piazza dei Cinquecento. Distesi in fila, lungo la via, ci sono materassi bianchi, e intorno, ammucchiati uno sopra l’altro, sono accatastati vestiti, piumoni e valige. Passeggiando sotto i portici all’angolo con via Cavour, nel centro storico della Capitale, a diverse ore del giorno e della notte la situazione ricorda un dormitorio a cielo aperto. I passanti attraversano indifferenti i portici e tra le 11 e le 14, nei giorni feriali, non si vedono assistenti sociali. La galleria si trova tra piazza della Repubblica e via Giolitti, ed è a poche centinaia di metri dalla Galleria Turbigo, liberata pochi mesi fa e punto di ritrovo per i senza fissa dimora della zona. I servizi di accoglienza più vicini sono quelli di via Marsala e di piazza dei Cinquecento, allestito nei tendoni bianchi installati durante la pandemia.
Di sera, poi, è difficile intercettare il supporto delle forze dell’ordine. “La situazione si è aggravata da quando hanno sgomberato il sottopasso Turbigo”, racconta una donna che lavora al “Caffè Nori” sotto i portici all’angolo tra piazza dei Cinquecento e via Cavour. Con i lavori di riqualificazione tra i piloni della galleria sono state installate delle barriere e “da quel momento chi dormiva lì si è spostato qua – prosegue la donna -. Sono sempre le stesse persone. Alcuni, un paio, sono diventati amici ma le risse sono frequenti tra coloro che non vanno d’accordo. Volano pugni e bottigliate, c’è una gran violenza. Per noi qui al bar la situazione non è facile. E poi – aggiunge – l’odore di urina è importante, e più fa caldo più la situazione peggiora”.
A pochi metri di distanza, alla stazione Termini, i controlli delle forze dell’ordine sono stati intensificati negli ultimi mesi ma “quando abbiamo chiamato per chiedere aiuto perché era in corso una rissa le pattuglie nei piazzale degli autobus ci hanno detto che loro non potevano muoversi dal presidio – conclude la barista -. Anche quelle che stazionano al capolinea dei tram hanno detto che non potevano intervenire perché questa zona non è di loro competenza”.