La gara d’appalto per la nuova gestione del Cpr, pubblicata dalla prefettura nel luglio di quest’anno, deve ancora giungere a definizione.
Il numero delle donne trattenute nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, a Roma, è raddoppiato con una media nel 2024 di 7 al mese, in una struttura in cui la capienza effettiva femminile prevista è di 5. Qui, tra camere come celle, bagni sporchi, presenza di cimici e casi di scabbia, nel corso del 2023, sono transitate 1.145 persone, di cui 45 donne, una media di quasi 4 al mese (3,7). Nei primi 7 mesi del 2024, fino al 31 luglio, invece sono state già trattenute 50 donne su un totale di 675 persone. È questa la fotografia che emerge dall’ultimo rapporto della Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) “Chiusi in gabbia” presentato oggi a Palazzo Valentini, a Roma.
Nel Centro, i locali di pernotto sono separati tra loro da spesse barre di ferro alte fino a otto metri. Durante un’ispezione del Cild, avvenuta il 18 giugno scorso, in una cella di 25 metri quadri dormivano 8 persone, in un’altra i detenuti erano costretti a dormire direttamente sulle reti senza materasso. I pasti venivano distribuiti attraverso le grate, il locale mensa era inutilizzato, e nella sezione femminile, le detenute mangiavano sul letto in assenza di altri spazi. Nella struttura è presente un solo apparecchio telefonico fisso per 125 persone, tanto che il Cpr è stato definito “una vera e propria gabbia a cielo aperto” da Cild. Nel Cpr di Ponte Galeria, anche le ispezioni della prefettura di Roma hanno rilevato gravi violazioni per cui sono state erogate sanzioni per un totale di 47.359 euro all’ente gestore per la scarsa qualità del cibo somministrato, l’assenza di attività, la mancata distribuzione dei beni di prima necessità e la mancata tutela del diritto alla salute.
L’appalto del Centro è stato aggiudicato a dicembre del 2021 a una multinazionale elvetica per un valore di circa 7 milioni di euro fino al primo agosto 2024. E in seguito a una proroga di contratto tra la prefettura di Roma e la multinazionale la gestione del Cpr è stato allungata fino al 31 ottobre dello stesso anno. La gara d’appalto per la nuova gestione del Cpr, pubblicata dalla prefettura nel luglio di quest’anno, deve ancora giungere a definizione.
All’intero del Cpr, la popolazione più numerosa trattenuta nel 2023 è quella tunisina e rappresenta il 34,9 per cento, seguita da Marocco e Nigeria. Nel 2023 i trasferimenti dal carcere al Cpr romano sono stati 228, pari al 20 per cento della popolazione trattenuta. Mentre, nei primi 6 mesi del 2024, gli uomini trasferiti nel Cpr da un istituto penitenziario sono 102, di cui 16 sono stati arrestati all’interno del Centro. Le persone rimpatriate sono state 268, di cui 8 donne, ciò significa “che il 77 per cento restante ha subito una detenzione illegittima”, si legge nel rapporto di Cild.
Un’altra criticità emersa all’interno del Cpr di Roma è l’abuso di psicofarmaci: la Asl Roma 3, rispondendo a un accesso civico presentato da Cild, aveva confermato che ben il 65-70 per cento della popolazione trattenuta era sottoposta a terapie richiedenti la somministrazione di psicofarmaci e tranquillanti. Tutto questo si inserisce in un contesto in cui non c’è un locale di osservazione sanitaria, le condizioni igieniche sono basse e gli atti di autolesionismo e tentativi di suicidi annoverati dal 15 aprile al 17 giugno 2024 sono almeno 60.