Roma: Santa Lucia non diventerà della Regione, ipotesi partnership pubblico e privato no-profit

Questa l'ipotesi emersa durante il tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy chiesto dai sindacati confederali per scongiurare la crisi di una delle eccellenze ospedaliere nella riabilitazione neurologica e post operatoria del Lazio

photo credit: Fp Cgil Roma Lazio

L’ipotesi per salvare dal fallimento la fondazione Santa Lucia Irccs di Roma è quella di una partnership tra il pubblico e un privato no-profit: di questo si è discusso nel tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy chiesto dai sindacati confederali per scongiurare la crisi di una delle eccellenze ospedaliere nella riabilitazione neurologica e post operatoria del Lazio e d’Italia.

Al confronto, presieduto dal ministro Adolfo Urso, ha preso parte anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che ha spiegato: “Ho dato massima disponibilità a intervenire per salvare la qualità delle prestazioni erogate e i livelli occupazionali in un quadro che aiuterà la proprietà a poter scegliere la strada dell’amministrazione straordinaria. Questa è la procedura che noi riteniamo più appropriata in questa fase. Così la Regione avrà un ruolo all’interno della riorganizzazione del Santa Lucia. La nomina dei commissari sarà di competenza del ministero cosi come avvenuto per l’Ilva e l’Idi a Roma alcuni anni fa. Con la proprietà è iniziato un dialogo. Il boccino è in mano alla proprietà. Se sarà un’asta secca o se si andrà all’amministrazione straordinaria, cosa che noi auspichiamo così come i sindacati, è una decisione esclusivamente in mano alla proprietà. Tra poche ore lo capiremo”.

La possibilità condivisa da istituzioni e sindacati è quella di “creare un soggetto nuovo” attraverso “una partnership tra pubblico e un privato no profit”, ha chiarito Rocca. “La Regione potrà entrare in questo partenariato, consentendo di non perdere posti di lavoro. E il governo è favorevole a questa ipotesi, perchè resterebbe il controllo pubblico. È la strada maestra per quanto ci riguarda”.

Durante l’incontro, davanti al dicastero, alcune decine di lavoratori della fondazione hanno animato con bandiere e fischietti un presidio di protesta. “Vergogna, vergogna” e “Santa Lucia pubblica”, hanno gridato i manifestanti mentre davanti al dicastero sono stati esposti diversi striscioni: “Non difendo la proprietà ma la mia professionalità” e “Fondazione Santa Lucia pubblica”, si leggeva su alcuni. A termine del confronto i sindacati hanno incontrato i lavoratori in piazza. “Abbiamo chiesto di attivare la crisi d’impresa prevista dalle norme nazionali e quindi un’amministrazione straordinaria, per scongiurare l’ipotesi di un’asta fallimentare e tutelare i livelli occupazionali”, ha detto il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Natale di Cola. “L’amministrazione dell’azienda aveva proposto l’asta fallimentare – ha aggiunto Di Cola -. Il governo, sostenuto dalle organizzazione sindacali ha chiesto di attivare la crisi d’impresa, prevista dalle norme nazionali e quindi un’amministrazione straordinaria che permetterebbe, con la nomina dei commissari, un’interlocuzione sia con il sindacato sia con le amministrazioni locali, perché la volontà che noi abbiamo è che un’impresa come il Santa Lucia non sia in mano ai privati, ma deve avere un governo e un controllo pubblico”. Per il segretario confederale della Uil, Santo Biondo: “I sindacati non sono disponibili ad accettare condizioni di vendita della fondazione Santa Lucia di Roma, occorre un piano industriale. Non bisogna prendere decisioni affrettate”. E secondo il segretario nazionale Cisl Fp, Roberto Chierchia: “È necessario garantire la continuità salariale. Abbiamo proposto di non eseguire un’azione unilaterale. Abbiamo trovato delle risposte che ora dobbiamo rendere tangibili nelle prossime settimane”.

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