Un procedimento disciplinare “come atto dovuto” e una commissione ad hoc convocata in Regione. È l’epilogo della vicenda accaduta nel liceo Righi di Roma, dopo che nei giorni scorsi una professoressa ha redarguito una studentessa sedicenne per un “balletto” che stava facendo davanti al cellulare, con la pancia “scoperta”. L’insegnante, commentando la maglietta troppo corta della studentessa, le ha infatti detto “Stai sulla Salaria?”. Subito la reazione degli studenti che il giorno dopo hanno protestato organizzando un flash mob davanti alla scuola, dove si sono presentati – per solidarietà con la compagna – vestiti con gonne, calzoncini e magliette corte.
Ieri la preside ha fatto sapere che l’apertura del procedimento disciplinare rappresenta un atto “dovuto”, quasi a scusarsi, e ha poi aggiunto che “c’è amarezza tra gli insegnanti, perché noi facciamo tante cose per i nostri ragazzi e adesso, essere messi alla berlina per una frase, sicuramente infelice, sta mettendo nell’ombra tutto ciò che di positivo” viene fatto. La pensano diversamente gli studenti che accusano la docente di sessismo.
Insomma, due posizioni inconciliabili che hanno diviso anche il pubblico dei nostri lettori, che sui social hanno detto la loro sulla vicenda. C’è chi come Elisabetta sostiene che la professoressa “ha sbagliato, ma – chiede – mi domando perché l’alunna faceva un balletto in classe? È normale?”. Le risponde Ariela (“era la ricreazione”) che difende la studentessa dicendo: “ma ve la ricordate la vostra adolescenza?”.
C’è poi chi si domanda cosa dicano i genitori della “danzatrice”, sottolineando ironicamente responsabilità in capo a madri e padri per un comportamento non adeguato a scuola. Tra gli strenui difensori della prof c’è Luca, che ricorda come come ai suoi tempi per indicare gli alunni più rumorosi si dicesse: “Cha stai al mercato?” senza nessuna valenza negativa. Ma – gli fa notare Ariela- il riferimento alla Salaria fa pensare alla prostituzione, “davvero non vedi la differenza?” domanda.
Altri riconoscono che la prof ha esagerato, ma si domandano come sia possibile che “i ragazzi stiano in classe con il cellulare” e considera la scuola un luogo non adatto per balli e canti. C’è infine chi si scaglia contro “genitori di pasta frolla” e “docenti che hanno paura di tutto”, che avrebbero bla colpa di crescere “una generazione di disadattati”.