Via di Vannina, sulla Tiburtina a pochi metri dal Gra, è una strada sterrata, se non la conosci ci puoi finire solo per caso. Eppure è uno dei tanti mondi a se stante che compongono Roma. Un palazzo abbandonato è stato occupato da un gruppo di immigrati, tra cui donne e bambini, che tre settimane fa sono state sgomberati da uno stabile adiacenti. Alcuni però dormono ancora per strada.
Insomma, agli sgomberi si susseguono nuove occupazioni. Dei servizi sociali nemmeno l’ombra, le organizzazioni non governative si sono fatte vedere sporadicamente e qui la sera vengono a dormire anche da altre parti di Roma. In questo stabile di via di Vannina troviamo quasi esclusivamente africani. Nella zona ci sono molti edifici in disuso, fino a vent’anni fa infatti questa era una zona industriale, caduta poi in disgrazia.
Oramai sono stufi di vedere i giornalisti e preferiscono parlare solo con la telecamera spenta. Abdul avrà una ventina di anni scarsi, e dice di darsi da fare facendo qualche lavoretto nelle aziende agricole che sono nelle zone limitrofe alla Capitale.
Alcuni affermano di avere un regolare permesso di soggiorno. Ci sono famiglie intere che si danno da fare come possono, ma non vogliono più fare entrare nessuno nello stabile in cui si sono insediati. Temono di essere di nuovo buttati in mezzo alla strada.
L’ultima volta, infatti, lo sgombero non è stato preannunciato. “La Polizia è stata piuttosto dura – ci dicono – Non vogliamo che questo si ripeta, non sapremmo dove andare”. Per loro non c’è posto in nessuno dei centri d’accoglienza.
Poco più in là, all’inizio di via di Vannina, un altro stabile occupato, sopra la scritta “Lancio”, una volta era la sede di una rivista. Qui vediamo prima di tutto famiglie italiane, molte hanno subito sfratti e non hanno trovato un’altra casa. I bambini frequentano regolarmente le scuole della zona.
Ad oggi, gli immigrati a Roma sono il 12% della popolazione totale. La comunità più numerosa è quella dei rumeni seguono i filippini, poi i bangladesi, i cinesi e i peruviani.