Dibattito alla Casetta Rossa della Garbatella con il direttore de L’Espresso Marco Damilano
Riscrivere in maniera critica le parentesi coloniali italiane e creare una coscienza pubblica che, anche in Italia, si indigni verso qualunque genere di violenza e razzismo. È stato un dibattito importante quello che è andato in scena ieri alla Casetta Rossa di Garbatella, a Roma. Un’occasione per intrecciare due temi civili importanti come il razzismo e la violenza delle forze dell’ordine, che nel caso di George Floyd hanno messo a ferro e a fuoco l’ordine pubblico statunitense. Sotto la moderazione del padrone di casa, Gianluca Peciola, si sono confrontati la famiglia di Stefano Cucchi – nella fattispecie la sorella Ilaria e il suo compagno Fabio Anselmo, nonché legale della famiglia – e due giovani attivisti nel movimento Black Lives Matter italiano.
“In Italia siamo più democratici per quanto riguarda le violenze delle forze dell’ordine: rispetto agli USA, possono capitare a tutti” – spiega con amarezza Anselmo, da anni impegnato a difendere le famiglie di persone decedute in episodi controversi che hanno riguardato anche le forze dell’ordine. Secondo l’avvocato, il grande caso italiano, dopo Cucchi, è quello di Riccardo Magherini, ex calciatore toscano morto in seguito a un arresto, dove – spiega – ci sarebbe una sentenza della Cassazione contestata e contestabile che ora è sotto la lente d’ingrandimento della Corte Europea dei diritti dell’uomo. E se i ragazzi di BLM, con Amir, spiegano l’importanza di rileggere in senso critico la storia razzista e coloniale d’Italia pur senza danneggiare monumenti e pezzi della memoria del passato, Marco Damilano sottolinea la necessità di non smettere di lottare per diritti civili che la nostra Costituzione non concede ma riconosce: una differenza semantica decisiva, spiega il direttore de L’Espresso.
Capitolo covid: tutti i presenti hanno concordato che, sebbene nell’importanza delle misure di contenimento, è importante che le libertà individuali e collettive, ora e in futuro, non vengano compresse da misure restrittive che potrebbero essere incompatibili con la nostra democrazia.