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Zingaretti: soddisfazioni solo dalla Regione

Sempre più difficile la maggioranza di governo coi cinquestelle e il rapporto con Renzi.

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Sono giorni travagliati quelli che sta vivendo in questo periodo Nicola Zingaretti, alle prese con la gestione della Regione Lazio, dove pure ha trovato un po’ di tranquillità, del partito e del governo del quale ultimo è socio di minoranza. Sono tre fronti diversi, ma pure tra loro concatenati.

Come “governatore” Zingaretti è alle prese soprattutto con l’emergenza rifiuti che rischia di sommergere Roma.

I rapporti con la sindaca Virginia Raggi non sono proprio idilliaci nonostante Pd e M5S siano alleati nel sostegno al governo Conte.

Il fatto è che la Capitale versa davvero in gravi condizioni e non è solamente colpa della giunta capitolina. Da tutte le parti, destra e sinistra, si afferma che per Roma servono poteri straordinari e più risorse non solo per la vastità del territorio del Comune (il più grande d’Italia), ma anche perché l’Urbe riveste un triplice ruolo: capitale d’Italia, centro del cattolicesimo e per giunta sede Onu ospitando la FAO.

Servirebbe, come scritto qualche tempo fa, un “patto per Roma” sottoscritto da tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, ma a quanto pare nessuno sembra disposto a firmarlo. Così si vive alla giornata ed i problemi vanno aggravandosi.

E Zingaretti si trova nella difficile situazione di dover contestare alla Raggi la sua conduzione amministrativa, soprattutto, come detto, in materia di smaltimento dei rifiuti. Ma la contestazione non può superare certi limiti per non inasprire i già difficili rapporti con i cinquestelle nazionali. Più tranquilla, come detto, la situazione alla Pisana dove l’ex leghista Enrico Cavallari, che da tempo aveva assunto il ruolo di “responsabile” garantendo al centrosinistra la maggioranza in seno al consiglio regionale, è passato ufficialmente nel centrosinistra dando vita, insieme all’ex Pd Marietta Tidei, alla componente di Italia Viva nell’ambito del gruppo misto (cosa che, comunque, ha un po’ innervosito il “governatore” che di Renzi non si fida troppo).

Quanto al partito, che Zingaretti intende rilanciare al più presto per evitare ulteriori debacles nei prossimi appuntamenti elettorali regionali (il 26 gennaio si voterà in Emilia-Romagna e Calabria), la situazione non è delle più facili. Se la fuoriuscita di Matteo Renzi (che ha fondato Italia Viva) ha portato qualche chiarimento interno, il segretario del Pd non minimizza il pericolo rappresentato dalla nuova formazione, che sin dalla sua nascita lancia più strali al partito di provenienza che al centrodestra.

Nel contempo, non tutti hanno approvato la nascita del governo giallo-rosso, mantenendo forti riserve sui pentastellati.  Le mosse di Luigi Di Maio di questi giorni portano acqua al mulino di chi vorrebbe staccare la spina al Conte-bis.

E’ proprio sul fronte governativo che a Zingaretti vengono i più forti grattacapo. Non è un mistero che il segretario del Pd preferiva andare al voto anticipato piuttosto che dare vita ad un esecutivo con i pentastellati, ma è stato – diciamo così – “costretto” sia dalla mossa inaspettata di Renzi (bisogna fare il governo per impedire – sostenne ad agosto il “senatore di Scandicci” – che Salvini possa conquistare nuovo Parlamento, nomine pubbliche e presidenza della Repubblica alla scadenza del mandato di Sergio Mattarella) sia dalla volontà del capo dello Stato di formare comunque un governo per approvare almeno la legge di stabilità per evitare grossi turbamenti finanziari alla già dissestata economia italiana.

Ma di ora in ora la convivenza con i cinquestelle diventa più difficile. I distinguo si ripetono in modo continuo (no ad alleanze nelle regioni al voto il 26 gennaio, accelerazione sulla riforma della prescrizione, richiesta di revisione delle concessioni autostradali, rivedere il Mes, critiche e rilievi sulla manovra targata Gualtieri).

Insomma, è uno stillicidio che dalle parti del Nazareno gradiscono sempre meno e ci vuole la pazienza di Giobbe-Zingaretti per non buttare tutto subito alle ortiche.

Come si vede, sono molti i dilemmi che arrovellano il segretario del Pd e ci vuole tutta la sua capacità di mediazione per sopportare tutto ciò.

 

 

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