Luca Monaco per La Repubblica Roma
II Comune cala il sipario sullo stabile del Giallo. Nella smania di riacquisire il patrimonio immobiliare dopo lo scandalo di Affittopoli, il Campidoglio rischia di cancellare con un colpo di spugna 30 anni di attività culturale a Roma Nord e non solo. Perché il palcoscenico in via Sesto Miglio 82 richiamava appassionati del genere da tutta Roma. L’ultimo spettacolo, “Cluedos giallo interattivo”, è andato in scena domenica 15 gennaio, poi la compagnia senza scopo di lucro formata da sei professionisti, tra attori, registi e tecnici, ha deciso di fermarsi.
Nessuno avrebbe fatto diversamente dopo aver ricevuto una richiesta dal dipartimento comunale al Patrimonio pari a 800mila euro di affitti arretrati. «Secondo loro abbiamo occupato quei locali senza titolo – spiega il direttore artistico, Raffaele Castria – peccato che lo spazio ci sia stato assegnato nel lontano 2002 dall’ex sindaco Walter Veltroni con un’ordinanza ad hoc». E, nonostante le richieste reiterate periodicamente, «il Comune – aggiunge il direttore artistico – non ci ha mai regolarizzato il contratto d’affitto».
Adesso la richiesta è astronomica e non tiene conto neppure delle spese sostenute dalla compagnia per le ristrutturazioni e la messa a norma della sala, ampliata due anni fa da 99 ai 178 posti attuali. Paolo Romano, Stefano Quatrosi, Patrizia Cigliano: sono oltre 300 gli attori di fama che negli ultimi 15 anni si sono esibiti sul quel palcoscenico, che adesso rischia di rimanere vuoto. «Noi ovviamente speriamo di no – continua Castria – aspettiamo una risposta dal Comune». Le raccomandate che ricostruiscono la storia del teatro sono già state inviate a tutti gli assessorati competenti.
La cronistoria inizia nel 2000, quando il teatro fondato da Giancarlo Sisti, dovette abbandonare la prima sede in via Cassia (che oggi ospita un supermercato) e per espressa volontà di Veltroni si spostò nei locali adiacenti la scuola elementare in via di Sesto Miglio, nella stessa zona. «Ci fu una raccolta firme per salvare il teatro alla quale aderirono molti intellettuali – ricorda Castria – l’ex sindaco volle che rimanessimo nel quadrante: il 18 ottobre del 2001 fece approvare un ordine del giorno in consiglio comunale e il 5 agosto dell’anno successivo ci assegnò la sede attuale».
Da allora il contratto non fu mai regolarizzato. Eppure – come ricorda anche il sito VignaClarablog – gli spazi sono sempre stati a disposizione delle realtà del territorio: dagli studenti dell’istituto comprensivo Vibio Mariano, al centro sperimentale “La voce della luna” della Asl Roma E, alle associazioni del territorio su indicazione del municipio XV. Un’esperienza culturale che rischia ora di sparire, trattata alla stregua del peggiore dei “furbetti” di Affittopoli. «Anche in casi come questi – rileva Daniele Torquati, capogruppo Pd al parlamentino di zona – la politica, senza paura, dovrebbe fare un passo avanti per tutelare una realtà di grande valore per la città intera».