Dal 10 al 12 maggio presso la casa d’aste Christie’s di Ginevra si è svolta la vendita di una delle più importanti collezioni private di gioielli dei nostri tempi, composta da esemplari unici e dall’incredibile valore per la preziosità e rarità delle gemme accresciuta anche dalle celebri firme presenti con capolavori di Cartier, Bulgari, Tiffany, Kochert, Harry Winston e Van Cleef & Arpels.
La vendita dei 700 gioielli è stata divisa in due fasi, con la seconda già in programmazione per novembre 2023, e nel primo appuntamento di maggio i 96 lotti aggiudicati hanno raggiunto i 138,344,700 milioni di franchi svizzeri, 202 milioni di dollari, superando il record dei circa 137 milioni di dollari dell’asta dei 400 gioielli di Elisabeth Taylor del 2011, ritenuta imbattibile.
Questa asta ha scatenato, però, numerose polemiche e ostilità da parte delle comunità ebraiche, con il sostegno della WFDB, The World Federation of Diamond Bourses, e del The New York Times, poiché la ricchezza del marito di Heidi Horten deriverebbe dalla sua vicinanza alla politica nazista e a discapito della comunità ebraica. Infatti, nel 1936 Helmut Horten acquisì l’azienda tessile Alsberg, i cui proprietari ebrei erano stati costretti a fuggire e piano piano crebbe la sua ricchezza proprio approfittando dell’abbandono di molte attività e proprietà ebraiche a causa delle leggi razziali, arrivando a gestire il mercato alimentare tedesco durante la Seconda guerra mondiale.
Nel 1960 Helmut ed Heidi si incontrarono e si innamorarono nonostante i 32 anni di differenza di età e sebbene la collezionista fosse estranea alle vicende della guerra, le critiche sulla ricchezza del marito la perseguitarono durante la sua vita, che rimase sempre discreta nella ricerca il più possibile della riservatezza. Oggi la casa d’aste ha dichiarato che i gioielli hanno una provenienza irreprensibile e che si impegna a donare una parte dei proventi della vendita alle organizzazioni che promuovono la ricerca e l’informazione sull’Olocausto.
Questi preziosi capolavori d’arte rispecchiano non solo la ricchezza, ma anche il gusto della loro collezionista e di tutto un periodo storico compreso tra gli anni ’70 a oggi. Non si tratta solo di lusso, ma di creatività, capacità artigianale, storia del gioiello con la presenza di alcuni esemplari che racchiudono vicende collezionistiche e notevoli rarità gemmologiche. Tra queste, il Briolette of India, un collier con un diamante taglio a goccia da 90 carati, è una delle più antiche gemme conosciute poiché sarebbe appartenuto alla regina Eleonora d’Aquitania e a Enrico II d’Inghilterra del XII secolo, e nel 1909 fu acquistato da Cartier poi ricomprato da Harry Winston nel 1946 e venduto a un Maharaja indiano nel 1947; il Great Mughal, una collana con uno smeraldo indiano intagliato da oltre 340 carati; inoltre, il rarissimo sautoir in stile revival egizio di Van Cleef & Arpels del 1924 con diamanti, rubini, onice e smeraldi con uno scarabeo alato e la dea Maat nel pendente, che ricorda la moda verso l’egittologia che si diffuse a Parigi nel 1923 a seguito della scoperta della tomba di Tutankhamon di Howard Carter; e ancora l’Eternal Pink da 10,57 carati, considerato il diamante rosa più vivido mai apparso sul mercato e stimato per oltre 35 milioni di dollari, senza dimenticare il pendente composto da un’enorme perla barocca e diamanti appartenuto a Maria Antonietta. Nella collezione il color verde è prevalente con una preferenza spiccata da parte della Horten per smeraldi e giade, tra cui la collana di giade e diamanti di Bulgari.
Ma Heide Horten era anche una collezionista di dipinti di arte moderna e contemporanea acquistando negli anni opere con capolavori di Pierre-Auguste Renoir, Lucian Freud, Francis Bacon, Paul Klee, e poi anche Klimt, Schiele, Chagall e anche Picasso, Warhol, custodite ed oggi esposte al pubblico nel museo omonimo donato alla città di Vienna nel 2022 pochi mesi prima della sua morte a 82 anni, realizzando un suo grande sogno. Inoltre, seguendo le volontà della Horten tutti i proventi della vendita all’asta dei gioielli saranno destinati alla Heidi Horten Foundation che si occupa del Museo d’arte e di finanziamenti a progetti di ricerca medica e filantropici.