Cafarnao – Caos e Miracolo arriva finalmente al cinema l’11 aprile, distribuito da Lucky Red, la regista Nadine Labaki ha presentato oggi il film candidato per il Libano al miglior film straniero (insieme al compagno, l’autore della splendida colonna sonora Khaled Mouzanar, e ai due figli).
Zain è un bambino di 12 anni, vive in uno dei quartieri più degradati e poveri di Beirut, nel suo volto tutto il dramma vissuto dal Paese negli ultimi anni: guerre, rifugiati e infanzie negate. Fuggito da casa, trova un po’ d’amore e famiglia grazie alla rifugiata Sahil e nonostante tutto non perde mai la speranza: è deciso a fare causa ai propri genitori per averlo messo al mondo.
Il titolo del film è un riferimento biblico, Cafarnao è la città della Galilea dove Gesù predicò ed è sinonimo di caos confuso. Lo stesso caos che regna a Beirut, una città dilaniata dai conflitti. Nei suoi vicoli vive il piccolo Zain, in cerca di redenzione:
“Quello che si vede nel film è la conseguenza del caos sistemico creato dalla guerra e mostra gli strati più profondi della società. Non l’abbiamo mostrato in modo palese, ma Zain è una sorta di Messia, rappresenta tutte le voci dei bambini e delle comunità che non si possono esprimere. Alla fine è una sorta di salvatore, ma non è né un’analisi, né uno studio fatti prima, è venuto tutto in modo istintivo”.
Zain decide di farsi passare per siriano per ottenere degli aiuti, un ritratto drammatico del Libano:
“È una questione difficile e non spetta a me trovare soluzioni, ma ho deciso di esporre il problema mettendolo in luce e mostrando la realtà molto grave che colpisce il Libano. Un Paese che ha ospitato milioni di rifugiati e con molti problemi economici e dove esiste un sistema iniquo e ingiusto nei confronti di alcune persone. Bisognerebbe evitare che il sistema fallisca, come filmmaker ho sentito la responsabilità di dare un volto al dramma, senza numeri e cifre, gli ho dato un volto, ma spetta ai governi trovare una soluzione”.
Premiato a Cannes il premio alla Giuria, lo script è stato il punto di partenza e la guida per Nadine Labaki per girare Cafarnao, un film che ha per protagonisti bambini e attori non protagonisti:
“Abbiamo iniziato a girare con una sceneggiatura solida, scritta in tre anni di ricerca. Non avevo il diritto o il titolo di scrivere questa storia basandomi sull’immaginazione, non ho vissuto questa privazione o un’esperienza simile. Ho fatto ricerca nelle aree più povere della città, nei centri di detenzione parlando con moltissimi bambini e in tribunale. Abbiamo girato e riscritto basandoci sulle improvvisazioni dei bambini, attori che avevano vissuto esperienze simili. Lavorare con due bambini non professionisti, uno di appena un anno, mi ha portato a girare molto: la prima edizione durava 12 ore”.
Cafarnao racconta le sfaccettature negative del Libano di oggi e ha sollevato critiche e dibattiti nel Paese:
“Il primo passo da compiere ora è quello di creare una sorta di movimento, vivo lì e la mia voce è ascoltata. La mia responsabilità è provare a smuovere qualcosa, iniziare un dibattito che coinvolga chi di dovere: giudici, magistrati, ministeri per cambiare le leggi. Forse sono troppo ingenua a credere che ciò cambi, ma è qualcosa che deve succedere”.
Zain nel film è interpretato magistralmente da un 12enne siriano, Zain Al Rafeea:
“Il più grande successo del film forse è che ora Zain vive in Norvegia con la sua famiglia, grazie all’UHNCR ha avuto un nuovo inizio. Adesso va a scuola, e anche la sua famiglia studia. È l’inizio della sua infanzia, anche gli altri bambini del film sono tutti a scuola. Mentre Yonas, interpretato dalla piccola Precious, è tornato in Kenya. Con il film abbiamo creato una fondazione e un risultato positivo, un successo alla volta. Ci auguriamo che il successo possa portare ad altro”.Sul suo volto ha tutti i drammi della guerra e del Paese, a 12 anni è l’unico che si oppone al matrimonio combinato della sorella. Un altro dei temi toccati nel film:
“Sono rimasta sconvolta dai numeri che inoltre non corrispondo al vero, i matrimoni con le bambine piccole fanno parte della cultura, ma non sono veri matrimoni, sono transazioni economiche. Non ci sono dati ufficiali e non ce ne saranno mai perché il governo non vuole affrontare le reali dimensioni del problema”.
La regista e attrice libanese ha iniziato la sua carriera con il meraviglioso e leggero Caramel nel 2007, con Cafarnao segna un cambiamento netto, Labaki non sa quale sarà però il suo prossimo film:
“Quando mi viene un’idea per un film, i temi diventano un’ossessione per me, vado a caccia di spunti che mi continuano a suscitare domande. Quando comprendi la tua responsabilità come artista vuoi gettare luce su determinati problemi, il cinema e i film sono l’arma più potente che abbiamo: non puoi più tornare indietro se tocchi alcuni argomenti, ho questa responsabilità e la mia voce ha un certo impatto. In questa parte del mondo hai la percezione di vivere in un posto maledetto, il mondo sta diventando davvero un vero cafarnao, dobbiamo trovare sistemi alternativi per rendere umani i problemi”.
Zain ricorda il piccolo Edmund in Germania, Anno Zero, mentre la sua ribellione lo fa assomigliare ad Antoine Doinel, l’alter ego di François Truffaut. A quale modello si è ispirata la regista?
“È difficile dirlo, girando il film non l’ho avvertito. È un film molto istintivo che doveva essere raccontato in questa maniera, ho deciso di girarlo con attori non professionisti realizzando riprese semplici, mi sono adattata al loro modo di recitare. Citare il neorealismo e Truffaut vuol dire che ho colto nel senso, ma non ci pensavo mentre giravo, la storia si è imposta sulla tecnica”.
La sua è una storia bellissima, difficile da dimenticare in uno dei migliori film della stagione: un racconto di vita neorealistica senza filtri. Così l’avrebbe raccontata Charles Dickens e lo spettatore la vede negli occhi (indimenticabili) del piccolo Zain.

















Cafarnao – Caos e Miracolo vi aspetta al cinema dal 10 aprile, distribuito da Lucky Red.