Casino dell’Aurora: asta vendita di nuovo deserta, la principessa sotto sfratto

La texana Rita che ai tempi della sua vita precedente negli Stati Uniti può vantare di aver venduto un grattacielo a Donald Trump, deve fare i conti con l'ordine di liberazione dell'immobile, e quindi lo sfratto, comminato dallo stesso giudice che sta seguendo la complicata vendita all'asta di uno dei complessi storici più belli di Roma

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Nemmeno la fantasia più fervida di Walt Disney avrebbe mai immaginato la storia della principessa sfrattata. Stavolta infatti il copyright – scrive il dorso romano di Repubblica – spetta al tribunale ordinario di Roma che per decisione della giudice Miriam lappelli ha ordinato al comandante dei carabinieri di via Vittorio Veneto di utilizzare la forza pubblica, se necessario, per liberare il Casino dell’Aurora – già dimora del principe Nicolo Boncompagni Ludovisi – dalla sua attuale “occupante”, ovvero la moglie del principe, la principessa Rita Jenette Carpenter, proprietaria di diritto del bene insieme ai tre figli di primo letto del principe.

Nel giorno in cui l’ennesima asta per la vendita del Casino è andata deserta, la texana Rita che ai tempi della sua vita precedente negli Stati Uniti può vantare di aver venduto un grattacielo a Donald Trump, deve fare i conti con l’ordine di liberazione dell’immobile, e quindi lo sfratto, comminato dallo stesso giudice che sta seguendo la complicata vendita all’asta di uno dei complessi storici più belli di Roma, peri il quale – si dice – abbiano perso la testa in tanti, da Bill Gates agli emiri.

“Sono terrorizzata – ammette oggi la principessa che incontriamo nell’unica sala delta villa riscaldata da una stufa elettrica. – Questa è la mia casa, per oltre venti anni ho dedicato tutte le forze al suo mantenimento e alla sua protezione e adesso mi ordinano di lasciarla”.

“L’ordine di liberazione dell’immobile” nasce da una doppia questione, esplosa nelle ultime settimane. La prima è il crollo di un muro che ha imposto la chiusura di una delle vie adiacenti al complesso e che ha convinto il giudice sulla inadeguata manutenzione del bene; la seconda riguarda invece alcune visite guidate organizzate dalla principessa senza l’autorizzazione del tribunale.

Accuse che Rita Carpenter respinge al mittente, anche perché la principessa non si è mai opposta alla vendita della villa. “Ho fatto di tutto per tutelare questo luogo – dice a Repubblica – anche perché è la mia casa. Ho catalogato e digitalizzato uno per uno 115.000 documenti di inestimabile valore storico, dalle lettere di Maria Antonietta a quelle di Luigi XVI; mi sono occupata del verde, della protezione delle statue, della tutela del “Giove, Nettuno e Fiutone”, l’unico affresco mai realizzato da Caravaggio”.

E anche in merito alle visite guidate a pagamento la principessa non ha dubbi, scrive Repubblica. “Quelle visite sono state organizzate non certo per arricchirmi – spiega – ma per avere risorse da destinare alla manutenzione di questo luogo che appartiene a tutti. E un luogo di Roma che vale quanto ìa Galleria Borghese e come tale deve essere considerato un patrimonio da proteggere”.

Un tema sul quale è pronto a intervenire anche il ministero dei Beni Culturali, al quale spetta in ogni caso un diritto di prelazione sulla vendita qualora si facesse mai avanti un miliardario intenzionato davvero ad acquistare la villa. E proprio la vicenda della principessa sfrattata ha messo in allarme il sottosegretario ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi, che teme il ripetersi di quanto accaduto a Villa Verdi di Sant’Agata. “Da un punto di vista giuridico – dichiara Sgarbi – rispetto la decisione del giudice. Tuttavia è evidente chequando un edificio perde un abitante, perde anche una figura che non rientra nella categoria dell’erede o dell’usufruttuario quanto piuttosto in quella del custode. Lo stesso magistrato potrebbe quindi nominare la principessa custode del bene fino alla vendita. Se dovesse non nominare lei, ci dovrebbe essere qualcuno che vive quella casa e ne assicura la manutenzione”.

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