Dal linguaggio tossico alla violenza di genere e sei In Trappola

Senza freno il linguaggio volgare e sessista mediato da canzoni, social e carta stampata e poi di passo in passo si passa alla violenza che colpisce quasi sempre le donne. Donne diventate oggetti e che non si sono mai liberate, secondo i più, da ruoli e canoni superati

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Quasi tutti noi aspiriamo ad un contesto sociale più equo, più paritario e spogliato da stereotipi di genere che pesano più dei secoli da cui provengono. Ma il cambiamento, per quanto se ne parli o se ne scriva, non arriva mai a compimento e a guardare come vanno le cose oggi ci vien da pensare che la parità di genere sia quasi un’utopia.

Il libro “In Trappola” di Chiara Di Cristoforo, Simona Rossitto e Livia Zancaner edito dal Sole 24 Ore e presentato a Roma lunedì 2o gennaio, scava nelle profondità delle mille e più componenti che ci tengono lontani dall’obiettivo di crescere e vivere liberi da schemi triti e ritriti. Non è un romanzo né un trattato scientifico e non è un puro elenco di soprusi di genere e femminicidi; ci vuole attenzione e anche una certa dose di introspezione per pesare fino in fondo i 10+1 capitoli che lo compongono. In fin dei conti molte delle cose scritte e analizzate le abbiamo vissute anche noi, noi come comunità e noi come singolo individuo.

Il linguaggio così sgradevole e oppressivo com’è oggi è già indicativo di una deriva educativa e sessista che inquina la formazione dell’immagine della società e del singolo che ci sta vicino. Nel linguaggio, come sottolineano le autrici, si realizza la prima forma di violenza; l’uso costante di termini dispregiativi nei confronti delle donne o l’abitudine a svilirle, a lasciarle indietro nel percorso di crescita formativa è il nocciolo da cui si arriverà, passo dopo passo, alla violenza fisica. Vale, quindi, la pena di fare un punto e a capo per valutare che le parole dette, scritte o cantate si impossessano dei pensieri e dell’agire di chi non è ancora così maturo da declassarle o meglio dall’ignorarle.

E così per il mondo trap le donne sono tutte tr**e/put***e buone solo per accettare sesso e violenze.

Il libro elenca i nomi di alcuni trapper accompagnati da qualche passaggio dei loro brani; sono tutti un’apoteosi di volgarità, inni alla droga e allo stupro; tutto così tossico da lasciarci senza parole.

Nel dicembre ’23 ricordiamo un’inchiesta condotta da Libreriamo secondo la quale 6 trapper su 10 usano e abusano di espressioni violente contro le donne, autocelebrazione, rabbia, delusione e droga. Spesso, però, quei linguaggi e quei concetti sono frutto di un ambiente familiare degradato dove il sopruso e i maltrattamenti sono un pane quotidiano così pesante e guasto che non mancano episodi in cui i figli uccidono il padre per salvare una madre aggredita.

Anche i social giocano un ruolo importante e troppo spesso negativo anche perchè di difficile controllo da parte dei genitori o degli educatori. Tanto per dire: l’Italia è il terzo paese per uso e consumo di pornografia nell’adolescenza dopo Usa e Filippine e poi scambio di foto intime che, anche se non autorizzate, resteranno in rete per sempre, i messaggi hate, lo stalking, il sextortion che secondo la Polizia Postale coinvolge ormai giovani tra i 15 e 17 anni.

Ma non possiamo liquidare questo squilibrio interno a diverse componenti culturali rimandandone la soluzione alla scuola che non è la sede giusta per intraprendere il lungo percorso di formazione e di controllo.

Troppi vuoti familiari, legislativi, istituzionali, assistenziali vanno colmati perchè questi giovani “orfani” di orientamenti e modelli possano definirsi donne e uomini liberi da canoni atavici

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