Daniel Harding sarà il nuovo direttore musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dalla prossima stagione 2023-2024; il direttore inglese è stato accolto dagli orchestrali in festa alla conferenza di presentazione al Parco della Musica di Roma, accanto al presidente dell’Accademia Michele Dall’Ongaro. Quarantasette anni, pupillo e allievo di Claudio Abbado, Harding succede dopo diciotto anni ad Antonio Pappano, che rimane in carica fino al prossimo settembre e resterà direttore emerito.
Harding, considerato uno dei più prestigiosi maestri sulla scena internazionale, ha una lunga consuetudine con Santa Cecilia dove diresse il primo concerto nel lontano 1997, appena ventiduenne.
In programma, per cominciare, una “Tosca” di Puccini (di cui nel 1924 ricorre il centenario della morte) “per continuare la tradizione lirica di Pappano” ha detto il maestro, ma anche l’integrale delle sinfonie di Mahler, un Requiem di Verdi per inaugurare una serie di esecuzioni di musica sacra nelle basiliche romane, e infine “un progetto enorme, ambizioso che oggi non annuncio ancora; lo avevo proposto quasi per scherzo ma ho visto illuminarsi gli occhi del presidente…” Per Dall’Ongaro, “un direttore come Harding bisogna meritarselo; per arrivare ai livelli che oggi conoscono l’orchestra e il coro serve un direttore stabile, poi servono direttori ospiti illustri e tante tournée per confrontarsi con il mondo; tanti concorsi di selezione e tante incisioni”.
A questo proposito, assieme a Harding arriva la Deutsche Grammophone per “un rapporto continuato e continuativo” con la grande casa discografica. Harding da parte sua riempie di elogi le compagini di Santa Cecilia, “non le ho mai trovate così in forma come nell’ultimo concerto. Non sono un fan dei cliché sulle distinzioni nazionali ma c’è una cosa speciale nell’italianità. Questa orchestra ha un livello altissimo, e questo è fondamentale ma è la base; poi c’è un calore, una intensità tali che sono ansioso di vedere quale colore daranno a tutto, nel loro vasto repertorio”.
Tre le direttive della sua direzione: la musica che è abituato a suonare da trent’anni, poi quella che l’orchestra è abituata a suonare (e che spazia nel tempo e nella geografia), e infine, dice Harding, quella che scopriranno insieme. Eclettico, abituato fin da ragazzo a lavorare in Europa, Daniel Harding è anche pilota di linea: connubio straniante per un musicista ma, dice lui, fondamentale per rinfrescarsi: “in aereo sono inserito in un team. Non so se mi rende un musicista migliore ma certamente un miglior direttore”. E dove trova il tempo? “Il tempo per lavorare si trova sempre… Semmai il problema è trovare il tempo libero”.