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Due piccoli italiani, Paolo Sassanelli presenta il suo primo film da regista

Dopo una serie di corti, esordio in un lungometraggio per l’attore. Una commedia girata fra Italia, Olanda e Islanda con Francesco Colella

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Due piccoli italiani è l’esordio alla regia dell’attore Paolo Sassanelli, il film con protagonista lo stesso Sassanelli e Francesco Colella e l’attrice olandese Rian Gerritsen è da oggi al cinema. 

Due piccoli italiani è un road movie, una commedia con protagonisti due “piccoli italiani” in viaggio dalla Puglia fino all’Islanda passando per Rotterdam. Paolo Sassanelli è Felice, un uomo che abbandonata la clinica psichiatrica dove ha passato tutta la sua vita decide di partire alla ricerca della madre: una famosa cantante olandese. Lo accompagna in questo rocambolesco viaggio l’inserviente della clinica, Salvatore (Colella).

“Nasce come un testo teatrale nato 30 anni fa, i personaggi ricordano quelli della pièce. Il film è girato in italiano, inglese, olandese e tedesco, avrei voluto mettere anche l’islandese. Ha avuto tante stesure, non è né una commedia, né un film drammatico. È una favola su due creature piccole”.

Per il ruolo del co-protagonista, Paolo Sassanelli ha cercato attori non famosi:

“C’erano state adesioni di attori famosi, ma una volta capito che non c’erano molti soldi se ne andavano. Ho avuto la fortuna di fare molti provini e ho scoperto che ci sono attori straordinari. Ho incontrato Francesco e ho lavorato sui sensi, ha un profumo particolare. Anche in Olanda, siamo stati fortunati, abbiamo trovato Rian, una forza della natura. Dagmar (Lassander) era una star negli anni 80”. 

Nel cast c’è anche la moglie dell’attore, Marit Nissen, e il film è stato girato anche in Islanda, una delle mete sognate da Sassanelli che racconta com’è stata girata la scena che chiude il film:

“Era una sfida per me fare questo film, ho insistito perché ho capito che la storia piaceva e mi sono detto: dobbiamo farlo. Abbiamo girato in tre Paesi, in quattro settimane, quando lo dico ai miei colleghi americani mi rispondono ‘non è possibile’. Noi italiani abbiamo capacità pazzesche, se solo avessimo il tempo e i mezzi. Dobbiamo fare sistema e proteggerci a vicenda”.

Per realizzare il film non è servito a Paolo Sassanelli essere famoso:

“Non mi ha facilitato essere poco conosciuto, sono popolare e per me è ancora una sorpresa. Mi ha facilitato un pochettino”.

Francesco Colella non ha costruito il personaggio di Salvatore, ma ha sottolineato come il confine fra attore e persona sia spesso molto labile:

“A volte il confine si riduce, il personaggio non si costruisce, si vive. Quando succede si toglie, invece di costruire, questo vuol dire mettersi a nudo”.

La storia di Due piccoli italiani parte da un centro per la cura delle malattie mentali in Puglia, il film è stato girato nel C.R.A.P. di Bari, la Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica, dove regista e interpreti hanno osservato i pazienti per “copiarne” i tic:

“Abbiamo fatto delle chiacchiere con i pazienti, abbiamo scoperto per esempio che gli odori possono dare allucinazioni. Uno di loro sosteneva di aver scritto Il Padrino Parte I e Parte II e stava sempre vestito da ciclista, mi hanno anche insegnato il mestiere d’attore. Sono solito osservare i bambini sono i più grandi insegnanti di recitazione”.

Due piccoli italiani può contare anche su due attrici nate ad Amburgo, Dagmar Lassander e la moglie di Sassanelli, Marit Nissen. Particolarmente Lassander è tornata sul set dopo anni d’assenza, l’ha fatto perché il copione l’ha convinta:

“Non volevo continuare i ruoli di una volta, lavorare anche con questi attori di teatro rende il cinema diverso”.

Marit Nissen, invece, è Eva una “prostituta” per scelta, un ruolo certamente diverso per l’attrice tedesca:

“Sono stati fatti dei tagli alla sceneggiatura che riguardano il mio personaggio, ma alla fine è importante ai fini della storia. Lei li accetta e li aiuta”.

Fra i tanti temi trattati dal piccolo film Due piccoli italiani, la follia, l’amicizia, l’attore e regista li ha chiariti:

“Sono nato a Bari e mi sono trasferito a Milano da bambino, lì mi hanno dato del terrone e le persone che mi insultavano sono oggi i miei migliori amici. Avevo un amico che si è spento a sei sette anni aveva una lieve forma di Tourette e l’ho rincontrato dopo anni. Mi appartiene la paura di perdere la ragione”.

Fra i temi anche l’Europa ed è forse per questo motivo che Due piccoli italiani ha anche ricevuto il contributo di Eurimages:

“Anche in Europa ci sono delle identità fragili, in una scena a Rotterdam, i nostri personaggi attraversano il ponte Erasmo e per me la follia è anche la saggezza di vedere le cose che non esistono”, spiega la cosceneggiatrice Chiara Balestrazzi. 

Due piccoli italiani è un film ben interpretato e ben diretto con qualche pecca nella sceneggiatura, ma comunque un ottimo esordio:

“Questo è un film realizzato con passione e talento di diverse persone”, conclude l’attore diventato regista Paolo Sassanelli.

Due piccoli italiani vi attende al cinema, distribuisce Mood Film.

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