“Colera” è lo sviluppo di un progetto nato spontaneo nel 2015 quando i sei artisti si sono ritrovati per caso a Londra e hanno cominciato a incontrarsi nello studio di Servadio, nel quartiere di Hackney Wick. L’affinità artistica e la presenza di un torchio calcografico li ha uniti nella volontà condivisa di indagare le possibilità del monotipo.
Dal greco monos “uno” e typos “impressione”, il monotipo si configura come medium ibrido, al limite tra la pittura e la stampa e ha come risultato un’opera unica, la quale porta dietro i suoi “fantasmi”, la cui matrice è destinata inesorabilmente a sparire. Il monotipo viene ottenuto dalla pressione di una lastra (inizialmente di metallo e in seguito di legno, vetro e plexiglass) dipinta a inchiostro o colori ad olio, su supporto cartaceo. L’immagine, concepita al rovescio, viene realizzata utilizzando pennelli, punte, rulli e strumenti originali, insoliti, di diversa natura. Una forma d’arte intellettuale e sensoriale i cui principi regolatori ammettono libertà e consentono aperture ai diversi linguaggi e all’identità di chi opera.
L’esito dell’esperienza londinese di Borondo, Canemorto, Run e Servadio è una grande quantità di monotipi inediti e la volontà di proseguire il percorso intrapreso e realizzare una nuova produzione di opere, a partire dagli stimoli vissuti.
Il titolo scelto per la mostra rivela l’atmosfera delle session di stampa: “Quei giorni nel mio studio nevicavano fogli”, racconta Servadio, “pavimento e corpi si tingevano di materia torbida, l’inchiostro era dappertutto. Si stampava in continuazione, propositi nascevano e morivano sulla carta nel tentativo di scoprire soluzioni formali che potessero soddisfare i presenti e stimolarne altre infinite.”
I sei artisti di nuovo insieme con i loro monotipi e i diversi linguaggi hanno lavorato alla Galleria Varsi due settimane a stretto contatto, generando più di duecento monotipi che andranno a depositarsi sulle pareti, come una seconda pelle.
“Colera, spiega la curatrice Chiara Pietropaoli, “è un progetto nero, denso e sporco, immediato e ostinato, insistente e ossessivo, invasivo e virale: è urgente. Ha l’urgenza di essere presente, di generare e seguitare, di occupare lo spazio e contaminarlo di intenzioni e azioni; di condividere e sentire o condividere per sentire.”