In sala dal 26 luglio con Kitchen Film, presentato a Un Certain Regard nel 2017, basato su una storia vera: la ricerca di giustizia di una 21enne tunisina vittima di stupro
La Bella e le Bestie arriva finalmente al cinema il prossimo 26 luglio grazie a Kitchen Film e aprirà questa sera la quarta edizione del RomAfrica Film Festival, in programma alla Casa del Cinema. A presentare il film tunisino, diretto da Kaouther Ben Hania, la sua protagonista Mariam Al Ferjani.
Mariam Al Ferjani interpreta Mariam, una 21enne tunisina stuprata da tre agenti della polizia e che durante una lunghissima notte proverà a denunciare la violenza e a ritrovare, accompagnata da un ragazzo conosciuto la stessa notte, la sua dignità e i suoi diritti.
Basato su una storia vera, raccontata nel libro denuncia Coupable d’être été violée, Mariam Al Ferjani ha preferito non incontrare la vera “Miriam”:
“Ho fatto un lavoro di ricerca sui fatti avvenuti nel 2012, ho letto e viste interviste fatte a lei e ho fatto la scelta drastica di non incontrarla. Avevo delle domande e le ho rivolte alla regista che era in contatto con lei. L’ho fatto perché non volevo cadere nell’imitazione del personaggio e per proteggermi non l’ho incontrata. L’ho poi vista a Parigi, in un’anteprima del film: non ci siamo dette nulla e ci siamo abbracciate”.
La vittima, Meriem Ben Mohammed, ha raccontato la sua storia in un libro a cui il film si è ispirato e che ha reso il lungometraggio di Kaouther Ben Hania molto atteso in Tunisia:
“La Bella e le Bestie è uscito in Tunisia lo scorso novembre e le sale erano piene, era un titolo molto atteso perché parla alle donne e agli uomini tunisini. Non si parla solo di stupro, ma anche di abusi di potere ed è un tipo di violenza che anche gli uomini possono subire”.
La protagonista del film è doppiamente vittima, in ospedale, in centrale tutti devono fare qualcosa per rispettare le leggi del Paese, un labirinto di leggi di cui Miriam si ritrova vittima. L’attrice ha raccontato di essere stata vittima della burocrazia in Tunisia e in Italia.
“Non ho avuto una bella esperienza con la burocrazia né in Tunisia, né in Italia… forse è il mio karma! Per me la burocrazia è così perché la legge è stata scritta da un uomo per un uomo. In Italia, per esempio, avevo chiesto di convertire il mio permesso di soggiorno, una volta terminati gli studi, mi hanno detto che ci sarebbero voluti due anni. Un giorno la Polizia è venuta da me e mi ha detto che dovevo abbandonare il Paese fra dieci giorni: ho fatto causa e ho vinto la prima tappa, ma si deve ancora discutere la seconda”.
Il labirinto giudiziario è reso anche dalla regia, affidata alla tunisina Kaouther Ben Hania, al suo secondo film, la particolarità di La Bella e le Bestie è che stato girato in piano sequenza, la storia di Meriam è raccontata in nove diversi capitoli, ognuno dei quali è un lungo piano sequenza e questo ha reso alcune riprese difficili.
“Nel film avevo la parte più importante, e avevo una concezione dello spazio. La macchina da presa mi seguiva ovunque e la senti. Volevo camminare nel set come se avessi gli occhi bendati, volevo avere memoria fisica di quello che succedeva”.
Uno dei protagonisti del film è il vestito blu che Mariam indossa durante tutto il film:
“L’abbiamo scelto con la regista, quello che metto all’inizio era molto più castigato, penso sia uno dei personaggi del film”.
Un altro indumento, un lungo velo, assume un significato molto importante nel film:
“È un velo antico che si portava circa 30 anni fa, e io lo trovo anche sensuale perché copriva il volto, ma lasciava scoperto il tronco. Quanto al velo in Tunisia, c’è stato un episodio famoso: il presidente Bourghiba tolse il velo a una donna, un’azione molto intima riservata solo al marito. Al momento, nel Paese, si può indossare o non indossare. Qualche anno fa, invece, durante la presidenza di Ben Ali era vietato e alcune mie amiche volevano indossarlo, ma io sono contraria”.
Tunisina di nascita, ma italiana da qualche anno, come vede l’Italia dei giorni nostri, Mariam Al Ferjan:
“Cerco sempre il lato bello delle cose, l’Italia è un ottimo esempio. Penso che i cittadini abbiano acceso a molte libertà e al momento c’è uno sporco, che era sepolto da tempo, ma che si può comunque pulire”.
La Bella e le Bestie colpisce sia per la sua interpretazione ma anche per le scelte di regia, la divisione in piani sequenza che ha però reso tutto molto più preciso:
“Era tutto millimetrico, ognuno dei piani sequenza dura 14 minuti e non hai molta libertà. Una scena l’abbiamo dovuta girare 57 volte”.
La Bella e le Bestie, presentato a Cannes nel 2017 nella sezione Un Certain Regard, è solo uno degli ultimi titoli della nuova “onda” del cinema tunisino, ultimamente molto presente nei Festival di mezzo mondo:
“Abbiamo assistito alla rinascita del nostro cinema, ogni anno c’è un titolo tunisino a uno dei festival più importanti. The Last of Us ha vinto a Venezia c’è una crescita, è un cinema giovane perché è integrato alla nostra situazione attuale. Per questo film mi riconoscono e scrivono da tutto il mondo”.
La Bella e le Bestie è distribuito dalla Kitchen Film di Emanuela Palomba, che porta in sala un’altra perla dopo L’Arte della Fuga. L’ex regista, diventata distributore, ha parlato di come sceglie i titoli che porta in Italia:
“Da Whisky, il nostro primo film, undicesimo lungometraggio realizzato nella storia dell’Uruguay a La Belle e le Bestie, sono 15 titoli tutti scoperti a Cannes. Sono stata una regista e finalmente i giovani fanno film come si dovrebbe. Nella distribuzione siamo un po’ tagliati fuori, per esempio la Francia ci ha dato 10mila euro per distribuire L’età d’oro. In Italia arrivano 30 film francesi all’anno, in Francia solo il 5% ecco dovremmo prendere esempio da loro”.
La Bella e le Bestie racconta l’odissea di una giovane tunisina alla ricerca di giustizia nella Tunisia di oggi: una storia di resistenza, resilienza che dimostra che con il coraggio il velo può diventare la cappa di un supereroe.
La Bella e le Bestie vi aspetta al cinema dal 26 luglio distribuito dalla Kitchen Film.