Roma-Brindisi. Novecento chilometri di strada, ma soprattutto di storia e storie, di antichità e bellezze, di culture, vite e scambi commerciali con la Grecia e l’Oriente. Di passi su quel basolato che sembra ancora sussurrare di legioni e di greggi, di pellegrini diretti in Terra Santa e di condottieri pronti a salpare per il grande Mar Mediterraneo. Da oggi la Via Appia Regina viarum ha ufficialmente iniziato il cammino verso l’Unesco.
Alle Terme di Diocleziano a Roma, proprio davanti al mosaico Gnothi sauton che da una villa sull’Appia proviene, si è svolta la cerimonia della firma del Protocollo di intesa per la candidatura del sito nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco.
Lista, dove l’Italia è leader mondiale con 58 siti già iscritti, due più della Cina, al secondo posto. Il progetto, per la prima volta promosso direttamente dal Ministero della Cultura attraverso gli uffici centrali e periferici, coinvolge ben 4 regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 12 tra province e città metropolitane, 73 comuni, 15 parchi, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e 25 università italiane e straniere. Tutte a sostenere la strada consolare, eccellente prototipo del sistema viario romano, “ma che era molto di più di una strada militare o commerciale”, racconta il sottosegretario al Mic, Gianmarco Mazzi alla sua prima uscita ufficiale.
“L’Appia – spiega – era soprattutto una strada di cultura per il mondo romano. E proprio in questo aspetto culturale riteniamo ci sia quell’elemento che le candidature Unesco richiedono. Il Ministero ha già investito 19 milioni di euro in restauri, conservazione e per la preparazione del dossier”, nella convinzione dell’importanza “sociale e culturale” del progetto, “ma anche – dice – perché come le esperienze precedenti ci insegnano, questi percorsi portano anche una forte ricaduta economica sul territorio. Sono convinto che ce la possiamo fare, perché quando gli italiani giocano uniti e insieme nessun risultato è impossibile”. “Anche la Santa Sede, attraverso la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, partecipa a un progetto così ampio e significativo – commenta il presidente, monsignor Pasquale Iacobone – L’Appia è la strada dove sorse la prima catacomba. Fu percorsa da Paolo per arrivare Roma e poi da Pietro. E’ una delle prime vie Peregrinorum: non potevamo proprio essere assenti”. Una strada, aggiunge il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, che “unisce non solo luoghi fisici, ma epoche e avvenimenti che hanno segnato la storia” e che “insieme alla Francigena – aggiunge il presidente vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori – è uno dei cammini più importanti d’Europa, sul quale dovremmo lavorare e puntare di più”, perché, aggiunge, “tra i turisti che vengono a Roma, ad esempio, quasi nessuno va a visitare tanta bellezza”.
“Un percorso di civiltà, prima di tutto”, concorda l’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor, sottolineando come tra i suoi “58 siti Unesco l’Italia non abbia mai ottenuto un riconoscimento per una via”. “Una via che diventa metafora di un viaggio alla scoperta delle radici d’Europa, che dovremmo valorizzare attraverso un turismo lento e di qualità”, concorda la delegata alle politiche culturali della Regione Puglia, Grazia Di Bari. La candidatura, sottolinea l’Assessore al Turismo della Giunta Regionale Campania, Felice Casucci, “è un progetto, sì, di rigenerazione del territorio, ma anche di riorganizzazione di prospettive sociali ed economiche” Prossima tappa, il 20 gennaio quando il Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco valuterà la candidatura. Quindi, il dossier scientifico, accompagnato dal Piano di gestione del sito, sarà inviato a Parigi.