Lavinia Fontana grande pittrice alla corte di Papi e personaggi altolocati, dimenticata dalla storia dell'arte. Forse perché donna, libera e illuminata?
Lavinia Fontana grande pittrice del secondo Cinquecento ha dimostrato di valere molto in vita, ricca di soddisfazioni e riconoscimenti, così come dopo la sua morte, ricevendo il grande onore di essere sepolta nella chiesa di S. Maria sopra Minerva (accanto al Pantheon).
Nata a Bologna nel 1552 visse per molti anni a Roma dove morì nel 1614.
Le sue opere sono esposte nei più grandi musei italiani e stranieri del mondo tra cui gli Uffizi, la Galleria Borghese, il Louvre e il MET e all’accademia nazionale di San Luca a Roma.
Figlia d’arte, frequenta lo studio del padre Prospero Fontana noto pittore e da subito si distingue per le sue grandi doti. Pare che accetti di sposare il pittore Giovan Paolo Zappi, solo a patto di poter continuare a dipingere.
E così fu.Tanto che la sua fama da Bologna raggiunse Roma dove divenne la protetta di Papa Gregorio XXIII, ricevendo l’appellativo di “Pontificia Pittrice” per i ritratti del Pontefice come del suo dell’entourage papale, dei nobili romani e dei diplomatici.
Fu fra le prime donne che si dedicarono alla pittura in maniera professionale.
Non era facile per una artista poter ottenere incarichi per realizzare dipinti di genere sacro e mitologico, ma la sua reputazione le aprì impensate porte. Conciliò perfettamente i rigidi standard del XVI secolo: il lavoro e la fama con i doveri di madre di 11 figli, moglie amorosa, spirito religioso. Decisamente una super donna che non subì nessun pregiudizio di quella ben nota società maschilista in cui per la “tutela” della figura femminile e dell’integrità morale, le donne non potevano frequentare le Accademie e le botteghe e non potevano studiare matematica!!!
In quel genere pittorico, che la rese famosa, realizzò “San Francesco che riceve il Bambino Gesù dalla Vergine”, “Minerva in atto di abbigliarsi”, “Giuditta e Oloferne”, “Salomone e la Regina di Saba”, “S. Francesco che riceve le stimmate”. Qui si rifà ai fiamminghi nel raffigurare il decorato vegetale. Il suo testamento artistico è la “Minerva in atto di abbigliarsi” (Galleria Borghese, Roma). Dipinti famosi sia allora come oggi.
La particolarità che contraddistingue Lavinia è che oltre a “poter” dipingere i soggetti di genere mitologico, li raffigurò e li vestì della sensualità femminile e della malizia come per “Minerva nuda” tela dipinta tra il 1604 e il 1605, oggi parte della Collezione Pavirani di Bologna.
I critici d’arte evidenziano che “La malizia si intravede nella trasparenza del velo, intessuto di sottili fili d’oro e fiocchetti rossi, che fa intravedere le forme della dea, la dipinge nel momento in cui si svela femmina mentre si toglie il mantello da guerriera”.
O come è per la sensuale “Venere che riceve l’omaggio di due amorini”.
Lavinia Fontana ricevette molte commissioni da nobildonne che la preferivano (agli artisti maschili) per la sua attenzione nei dettagli dell’abbigliamento, delle stoffe, dei gioielli e delle acconciature, per il tratto sicuro e i colori morbidi. Ritrasse Costanza Sforza Boncompagni, parente di papa Gregorio XIII , Costanza Alidosi (1595) il cui dipinto è esposto al National Museum of Women in the arts di Washington, oltre che il “Ritratto di famiglia” (gruppo in un interno, dai richiami vagamente fiamminghi) oggi esposto nella Pinacoteca di Brera (1595-1603).
E dopo le nobildonne, seguirono le richieste di ritratti dei pargoli super titolati. Con oltre 135 opere, di cui solo 35 quelle firmate, Lavinia è la donna con più opere registrate prima del XVIII.
Torniamo alla storia di Roma quando al papato di Clemente VIII succedette, Paolo V Lavinia fu pronta nella raffigurazione il nuovo Papa nel “Ritratto di Pio V a sedere” che compare nella collezione Pighini e nell’inventario della collezione Tozzoni del 1818.
Lavinia si stabilì definitivamente a Roma nel 1603 dopo aver avuto gli apprezzamenti del Giambologna per il bozzetto della Pala “Visione di S. Giacinto”, apprezzamento che quando terminò l’opera, le aprì definitivamente le porte di Roma.
Lavinia Fontana, purtroppo è stata dimenticata nei testi di storia dell’arte italiana, ma ha vinto una sua battaglia, postuma, in Spagna alla mostra del museo Del Prado che ha celebrato proprio con Lavinia Fontana e Sofonisba Anguissola, il bicentenario del grande museo.
(foto: autoritratto di Lavinia Fontana alla spinetta, 1577 esposto alla Accademia Nazionale di San Luca a Roma)