Via di Donna Olimpia. Una strada, tante storie

Per i romani è sempre stato un po’ un quartiere salotto. Chic al punto giusto, ma dal passato popolare. Monteverde, il quartiere sorto sulle pendici del Gianicolo. C’è una via che forse più di tutte si può associare a Monteverde. Via di Donna Olimpia. La sua storia è concentrata negli ultimi 80 anni. Anni densi […]

Per i romani è sempre stato un po’ un quartiere salotto. Chic al punto giusto, ma dal passato popolare. Monteverde, il quartiere sorto sulle pendici del Gianicolo. C’è una via che forse più di tutte si può associare a Monteverde. Via di Donna Olimpia. La sua storia è concentrata negli ultimi 80 anni. Anni densi di eventi, però.

La borgata di Donna Olimpia nacque per bonificare l’area degradata e destinata a fabbriche, a partire dal 1931, su impulso del regime fascista. Per allontanare gli strati sociali più poveri o indesiderati della società e per alloggiare le persone che avevano perso l’abitazione, in seguito agli sventramenti del centro per la monumentalizzazione della Roma fascista, tra gli anni ’20 e ’30 furono costruite delle case “popolarissime”, convenzionate con l’Istituto Case Popolari. Fu edificata ai margini della città, come altre borgate in questo periodo. Tra i documenti ufficiali, racconta il sito il Portale letterario Donna Olimpia compare dunque denominata borgata.La zona fu scelta per il suo basso costo, vista l’insalubrità dell’area invasa dalla fabbrica. E così nacquero i due casermoni di Piazza Donna Olimpia al civico 5 e in Via Donna Olimpia al n. 30.

Arrivavano a Roma uomini di cultura, spesso semplicemente trasferiti per lavoro, molti erano insegnanti nelle scuole, o attratti dalla “grande uccelliera” come scrisse Giorgio Caproni di Pasolini che ebbe una sua precisa volontà, già allora, di spendere in tutto la monedita dell’alma da protagonista e non da semplice figurante. Giorgio Caproni arriva a Roma da Genova. Attilio Bertolucci si trasferisce qui dalla pigra provincia di Parma. Emilio Gadda è milanese e approda nella capitale dopo aver girovagato a lungo in Italia e nel mondo. Vivono nel quartiere di Monteverde Vecchio, in Via Carini e Pio Foà, Viale dei Quattro Venti.

Timidi e schivi tutti e tre si rinchiudono nelle loro strade e probabilmente poco si avventurano nella borgata. Un senso di solitudine terribile, scrive ancora Caproni e il suo sguardo di fulminato spavento in una giornata di vento genovesardo sono alcune frasi che ben spiegano lo stato d’animo del poeta. Diverso Pier Paolo Pasolini che arrivò a Roma nel 1953 e visse in via Fonteiana, la strada che sbuca in via Donna Olimpia, in un appartamento di due stanze. In seguito si trasferì in via Carini, nello stesso stabile in cui abitava il suo amico Bertolucci.

Ma c’è anche il crimine in via di Donna Olimpia. Memorabile è quello che successe il 16 marzo 1981 al civico 152. Due della Banda della Magliana, Marcello Colafigli, “Marcellone”, e Antonio Mancini, “Accattone”, piombano in casa di Maurizio Proietti, detto “er Pescetto” e lo uccidono per vendicare l’assassinio di un membro della Banda, Franco Giuseppucci.

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