In sala dal 18 maggio, premiato e prodotto dalla Biennale. Indipendente, in bianco e nero, da non perdere!
Un uomo che si sveglia con un improvviso fischio alle Orecchie e scopre che il suo migliore amico è morto: inizia così il film di Alessandro Aronadio, interpretato da Daniele Parisi, Silvia D’Amico, Pamela Villoresi, Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti e Milena Vukotic.
“Orecchie nasce per essere una commedia e sperimentare con il genere, volevo che fosse low budget per la libertà che mi avrebbe fornito dal punto di vista produttivo e da un punto di vista di struttura. È nato come un film in bianco e nero, low budget e poi ho contattato Costanza per provare la Biennale College”, ha spiegato il regista.
Costanza Coldagelli di Matrioska ha prodotto Orecchie: “L’idea di partecipare a Biennale College era qualcosa che ci tenevo a fare, ti fa entrare in un network di professionisti internazionale. Il film aveva un micro budget, lavoro nel cinema da tempo, ma questo è il primo film con la mia casa di produzione. Non vorrei che passasse il concetto che si possano fare film con 150mila euro, è stato possible con il cast e la troupe e hanno aderito al progetto e sono anche i produttori. Il film è stato prodotto in love budget, non in low budget”.
Orecchie ha come interprete Daniele Parisi, premiato insieme a Catherine Deneuve al Montecarlo Film Festival: “Per me è molto strano, il massimo che ho vinto è una corsa campestre a Ciampino nel ’98. Sono un po’ la Catherine Deneuve dei Castelli Romani, sono diventato un sex symbol. Per me è ancora molto strano, come attori siamo abituati a essere dei miserabili. Non finirò mai di ringraziare Alessandro, l’unica persona che ha creduto in questo scemo qui davanti…”
Alessandro Aronadio ringrazia anche i protagonisti del film assenti, “per quanto riguarda le riprese, il film è stato girato in tre settimane, non c’è stato nulla tipico del low budget con orari normali. Siamo riusciti a incastrare tutti gli attori, abbiamo girato il film in compattezza, con tutto quello che era legato all’incastro. Per esempio ho rinunciato all’idea di girare in sequenza, per la sceneggiatura: ci sono stati dei cambiamenti, quella è un tentativo del protagonista di dare una sferzata alla sua vita e lo fa nel peggiore modo possibile. Sembra una parodia di un film hollywoodiano, la scena finale è tutto il contrario di un happy ending. Sbaglia il tempo, il modo… è coerente con la goffaggine del protagonista”.
Il personaggio principale del film ha un fischio alle orecchie, tutto questo mentre scopre che il suo miglior amico è morto, il film è ambientato in un’intera giornata: “Il personaggio è nato da una goffaggine di un rapporto con il mondo che credo che ci sia in ognuno di noi, nasce dalle chiacchiere che ci siamo fatti con Daniele, episodi personali di persone che ci gravitano intorno. Si è detto che Orecchie è un film grottesco, ma il mondo attorno a noi a esserlo. Orecchie è dunque un film realista. Ho parlato ad alcuni amici raccontando le scene con i medici e m hanno raccontato cose ben peggiori, è la raccolta di un certo tipo di mondo a cui siamo assuefatti con il personaggio più sbagliato: iper irrazionalista, in cui posso anche ritrovarmi”.
“Volevo girare un on the road a piedi – spiega così il regista il desiderio di ambientarlo nell’arco di una stessa giornata – per me lo è, è un viaggio che porta il personaggio a prendere una direzione giusta o sbagliata. È come se in questo on the road prendesse un tassello di un’immagine che non può continuare ad avere perché trova una frizione nel mondo che lo circonda… Anche questo è rientrato nel low budget”.
Daniele Parisi non giudica il suo personaggio: “È chiaro che il personaggio è assolutamente razionale, è iper razionale, non si gode la vita. Mi fa ridere il rapporto il suo rapporto con il mondo, con l’insanità, è chiaro che se vivessimo con il personaggio probabilmente sarebbe una vita molto difficile, non passeremo dei pomeriggi divertenti”.
Orecchie può contare su un cast ricchissimo, fra le protagoniste Piera Degli Esposti: “Sono importanti le sfide per me, faccio questo lavoro per le sfide più che per il successo garantito di un film o una storia. Mi è piaciuta moltissimo questa storia che vedeva tanti ritratti, c’è il protagonista e poi ogni attore è un ritratto. Per farlo ho creduto al mio personaggio, la direttrice di un giornale che mette sederi in copertina per rallegrare la cultura. Mi sono sentita a mia agio per essere in questa parte ironica e grintosa, all’interno di questi ritratti, io sarei andata a seguire la storia. La sfida è quella che poteva annoiare il film. Il risultato del film non è solo divertentissimo, ma è un film molto applaudito. Esci dopo qualche mese da Venezia, e sarà per tutti una sorpresa. Sono contenta di aver partecipato a questa sfida”.
Nel film c’è anche Milena Vukotic: “Sono stata subito accaparrata dalla sceneggiatura, che è bella. Faccio parte di un mosaico eccezionale, avrei voluto fare tutte le parti. L’ironia e lo stacco sul mondo mi ha stupito e affascinato. Mi sento privilegiata di aver fatto parte di questo film e di questo cast. Ci sono uno, due protagonisti, di seguito gli altri personaggi e attori sono meno forti. Non è questo caso, sono molto fiera di aver fatto parte di una cosa importante nel cinema”.
Massimo Wertmüller è uno dei medici assurdi che incontra il protagonista di Orecchie: “Chiedere dei soldi non mi è sembrata elegante, ci sono cose molto belle in questo film: una è la rivelazione Andrea Parisi, l’altro è Andrea Purgatori. Mi sento di dire che l’albero genealogico della commedia in costume italiana che vedeva Scola, Monicelli, mia zia Lina. C’è una nuova primavera del cinema: Alessandro è interessante perché segue la scia di quei maestri. La gradisco perché si sposa con una scelta intelligente”.
“Mi ha colpito molto la sceneggiatura, penso che il cinema abbia una nuova epoca del cinema italiano. C’è follia, un’euforia che era mancata in decenni”, spiega , nel film la madre del protagonista. Per l’attrice Orecchie porta una boccata d’aria necessaria al film: “Bisogna approfittare di queste sorprese, anche inventarsi un nuovo modo di produrre. Abbiamo una generazione che ha fatto tante belle cose, è giusto che per far conoscere i nuovi talenti diamo la nostra mano. Il film ha dei risultati pazzeschi, ero al Bari al Festival, mi sono ritrovata con loro e il fil ha vinto la nostra sezione. Sono tornata dal provino entusiasta”, ha raccontato l’attrice.
Silvia D’Amico interpreta la fidanzata del protagonista: “Oltre al piacere di recitare con delle stelle del teatro e cinema e il nuovo sex symbol italiano, ho detto sì al progetto perché il modo che Alessandro ha di raccontare noi 30enni è stralunato e anche profondo. Un modo molto efficace perché ci rappresenta per davvero”.
Andrea Purgatori è al secondo film con Aronadio: “All’inizio ero contento, ma poi ho capito che il messaggio era di cambiare lavoro. Volevo dire due cose, il cinema italiano avrebbe bisogno di 5 commedie scritte bene e intelligenti, questo è l’unico modo per restituire al pubblico il diritto di pensare, ridere e sorridere. Questo film a Roma, sul piano politico, ha un titolo sorprendente… A me mi ha fatto pensare, il film ha un suo senso anche per la storia. Sono contento di aver lavorato con tutti loro”.
Paolo Giovannucci ha preso parte al progetto: “Alessandro e Costanza ci hanno spiegato di che trattava, il mondo grottesco o normale è quello che appare a noi. Raccontarlo con quella delicatezza, con questa malinconia di fondo è la chiave del successo di questo film perché avere una voce come quella di Alessandro che sappia raccontare come viviamo questo periodo di merda, credo che sia importante”.
Nel cast anche Francesca Antolucci: “Se fai un lavoro low budget, lo fai a prescindere, fra provini e sceneggiature, ne ho lette tante, ma una cosa del genere non l’avevo mai letta, è come acqua di sorgente, aveva già fatto tutto lui. È il nostro capitano, c’è uno spessore, lui sa tutto: addirittura il colore dello smalto, sa quello che vuole è recitare ti viene più facile”, parla del giovane regista.
Curiosa la storia di Re Salvador, nel film un artista rap di origine filippina, in realtà l’aiuto regista di Alessandro Aronadio: “Mi sento onorato di aver fatto parte di questo film, formica fra i giganti. Questo concetto di low budget c’è nel film, ogni elemento della troupe ha contribuito a rendere questo film una bella storia d’amore… Forse è troppo melenso”.
“Nell’ambito low low budget avevo bisogno di un aiuto alla regista, ho letto il suo CV, un ragazzo appena uscito dalla Scuola Volontè, in cui c’era scritto che era nato nel 2015 e dovevo incontrarlo per forza e non si portava male quest’anno e un mese. Mi sono ritrovato questo ragazzo romano-filippino, voleva fare la scuola per diventare sceneggiatore, rapper, balla la breakdance. Il suo ruolo era diverso, dopo averlo incontrato ho creato il suo ruolo. Dopo avergli detto sì per l’assistente, gli ho fatt fare Mr Slash Filippo/controfigura delle suore, è stato straordinario ed è un grande personagio”, ha spiegato il regista.
Niccolò Senni ha accettato questo ruolo perché era una “sfiga”, l’attore interpreta uno sfigato commesso in un negozio di fast food del pollo, una parte che è stata comunque premiata a Venezia 73: “Mi sembrava un progetto eccezionale, il ruolo più sfigato è quello mio. Voleva che facessi il protagonista, ma era troppo facile”.
“La scena di Niccolò è stata premiata, già era un miracolo che si parlasse di Orecchie. Un premio per Daniele al miglior esordiente, premio Giovani ed è stata premiata la scena con Niccolò che ha ottenuto il FEDIC per la miglior scena di cibo”, ha scherzato il regista. “Voi ridete, ma ci ho messo sei mesi per uscire dal personaggio… Buon pranzo!”.
Il regista ha chiarito che non c’è nessun rapporto con la chiesa, l’unico personaggio che fa aprire gli occhi al protagonista è un prete sui generis interpretato da Rocco Papaleo: “Non do molta credibilità alla Chiesa, è uno dei temi legato a Orecchie, lo scopo del film è quello di partire dal piccolo e chiedersi domande molto molto più grandi, la morte, la fede… Questo è un film scritto da un ateo, però si chiede, come il protagonista, se credere in qualcosa aiuta a vivere meglio. Qualcosa potrebbe essere tutto: Dio, Totti, l’amore. Credere in qualcosa per lui è importante. Il prete per me è un impiegato dalla Chiesa, ognuno nei personaggi crede in qualcosa, ha una sua passione, mentre il personaggio principale non ha ancora cercato un punto fermo”.
Orecchie è al cinema dal 18 maggio.