La Curia Iulia del Parco archeologico del Colosseo ospiterà oggi, 18 gennaio, alle 14:30 un incontro sul ruolo che i luoghi della della cultura e possono svolgere nell’accoglienza dei rifugiati.
Si tratta di un’iniziativa promossa dal dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo (Saras) di Sapienza Università di Roma e dal Parco archeologico del Colosseo, nel quadro di un progetto di Terza Missione incentrato sul tema del confine fisico e culturale e sulla molteplicità delle narrazioni e dei significati che i singoli e le comunità possono elaborare rispetto agli ambienti di vita.
Il seminario “Oltre il confine, un rifugio: patrimonio culturale e nuove cittadinanze”, che sarà introdotto dalla direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, e dalla preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Sapienza Università di Roma, Arianna Punzi, prevede la partecipazione di associazioni di volontariato impegnate nella complessa realtà dei rifugiati in Italia.
Lo scenario complessivo sarà introdotto dagli esponenti della Comunità di Sant’Egidio e del Centro Astalli, con aperture sulla condizione giuridica dei profughi e sugli effetti drammatici di guerre più o meno conosciute. Seguiranno testimonianze di alcuni protagonisti della situazione romana, attivi soprattutto nella promozione di progetti inclusivi elaborati in accordo con le istituzioni dei beni culturali.
La giornata è stata curata da Irene Baldriga, storica dell’arte, referente Terza Missione del Dipartimento Saras e della Facoltà di Lettere e Filosofia di Sapienza, da Andrea Schiappelli, funzionario archeologo e responsabile dei Servizi Educazione Didattica e Formazione del Parco del Colosseo, e da Carmelo Russo, docente di antropologia culturale presso Sapienza.
Il progetto “Paesaggi di confine. Modelli di narrazione partecipata” nasce dall’impegno di un gruppo di studiosi e ricercatori (storici dell’arte, storici, antropologi, storici delle religioni, esperti di cinema e teatro) interessati a comprendere il meccanismo del confine come dispositivo culturale che può “funzionare” – in termini socio-culturali e identitari – quale dimensione di limite o di attraversamento. In questa dicotomia, un ruolo decisivo assume il processo narrativo, ovvero il modo in cui ciascun individuo e ciascuna comunità interpretano la propria esperienza nella diversità, dandole significato. Ragionare sul concetto di valico comporta innanzitutto un lavoro di ascolto, quindi di decodifica e condivisione dei linguaggi e delle narrazioni.
L’approccio multidisciplinare del progetto Sapienza si conferma nella ricchezza del partenariato che lo compone, comprendente musei, luoghi della cultura, associazioni del terzo settore e numerose scuole. La prospettiva scientifica, ispirata ai cosiddetti border studies, si accompagna ad esperienze sul campo, che attraverso laboratori didattici, dibattiti, seminari di formazione e tirocini svolti da studenti universitari, puntano ad incoraggiare la sensibilità e la partecipazione dei cittadini verso le urgenze dell’inclusione e della sostenibilità sociale. Cruciale in tal senso è il coinvolgimento degli insegnanti delle scuole, ai quali si propone sia un aggiornamento professionale sulla “pedagogia del confine” sia un repository di risorse didattiche da utilizzare nelle classi (Dizionario dei Paesaggi di Confine, Archivio dei Prodotti di Valico, Kit didattici).
“La costante e crescente attenzione del PArCo per il fenomeno in questione – commenta Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo – è testimoniata dalle frequenti iniziative, non a caso organizzate dal nostro servizio educativo con uno sguardo particolarmente attento al coinvolgimento delle scuole. Così è stato ad esempio per il recente progetto Erasmus denominato “TRAME” (Tracce di memoria), con il quale si è voluto trasmettere agli studenti di cinque paesi diversi sia il valore della diversità culturale, sviluppatasi grazie all’eredità lasciate dalle antiche popolazioni in continuo movimento, sia l’importanza della “contaminazione” culturale come mezzo fondamentale per arricchire e plasmare le identità locali”.
I risultati del progetto “Paesaggi di Confine”, di cui il PArCo è partner e che prevede un processo di monitoraggio costante dei livelli di gradimento e dell’impatto prodotto, saranno pubblicati nel 2024.