Sembra pensato per questa mostra il detto popolare: piccolo è bello! E proprio per questa ragione le 66 opere di Pablo Picasso, ora esposte, all’Hotel de Russie, vanno ammirate da molto vicino. Solo “studiandole” attentamente ogni piccolo segno, lasciato dal bulino, imprime un preciso significato all’immagine intera.
Anche questa mostra, dedicata alla tragedia satirica La Celestine (composta nel 1499 e attribuita a Fernando de Rojas) viene da una collezione privata.
Le incisioni nascono come “racconto illustrato” che accompagnano tutta la narrazione e al momento della realizzazione ne furono tirati 400 esemplari tutti numerati e firmati. Sono stampe che si misurano in millimetri (217x 175) ma che racchiudono tutti i tratti distintivi dell”opera di Picasso. Incise nel 1968, e quindi molto vicine alla scomparsa dell’Artista (1973) sono, però, ancora piene di ironia e sarcasmo. Chissà se per svista o per burla: tutte le date e le note sono “al contrario”. Solo con uno specchio si potrebbero leggere correttamente!! Licenza d’artista? Forse.
Nel 1917 Picasso venne per la prima volta a Roma e soggiornò proprio all’Hotel de Russie. Un anniversario che il gruppo Forte vuole ricordare, prima con l’esposizione delle ceramiche di Vallarius ed ora con queste interpretazioni del grande Maestro.
Nel suo periodo romano Picasso incontrò moltissimi esponenti dell’arte e della cultura italiana e non. Incrociò il futuristi, in quell’enclave culturale che era Via Margutta. Proprio al 53B affittò uno studio nel Palazzo Patrizi e dipinse 2 capolavori: “Italienne” e “Arlequine et femme au collier”.
Ma poteva don Pablo, col suo temperamento, uscire indenne dall’incantesimo della Città? Evidentemente no. A Roma, difatti, incontrò e sposò Olga Kokhlova. Pochi sono stati i mesi trascorsi dall’Artista nella Capitale ma importantissimi e capaci di lasciare un segno profondo in Picasso e nella Capitale (anna ricca)
Picasso e La Celestine: acqueforti, acquetinte e punte secche in mostra all’Hotel de Russie dal 24 gennaio al 25 febbraio