Quattro ricorsi contro il parco archeologico del Colosseo

Non accenna a placarsi la polemica relativa all’istituzione del parco voluto da Franceschini. Il Tar del Lazio deve pronunciarsi

il colosseo

Carlotta De Leo per Il Corriere della Sera Roma

 

Quattro ricorsi per il Colosseo. L’Anfiteatro simbolo della Capitale è al centro di una guerra amministrativa che tra poche ore potrebbe avere una prima significativa svolta. È attesa per domani, infatti, la decisione del Tar del Lazio sui due ricorsi presentati dal Campidoglio e dalla Uil contro l’istituzione del Parco del Colosseo voluta dal ministro della Cultura Dario Franceschini. Domani, con ogni probabilità, i giudici amministrativi non entreranno nel merito della questione, ma solo sulla richiesta di sospensiva urgente contro il decreto governativo. Un atto che, nel gennaio scorso, ha «staccato» la gestione di Anfiteatro Flavio, Foro Romano e Domus Aurea dalla Soprintendenza per trasformarli in un’entità autonoma: il Parco archeologico del Colosseo, per l’appunto, con i suoi 78 ettari di meraviglie.

 

La mossa del governo non è andata giù alla giunta capitolina: lo scontro è stato aperto e frontale e poche settimane fa è arrivato davanti ai giudici amministrativi. «Vorrebbero gestire in totale autonomia il territorio della città che, invece, è patrimonio dei suoi cittadini» l’accusa la sindaca Virginia Raggi. No, replica Franceschini, «l’area archeologica resterà fruibile così com’è ora, e la distribuzione delle risorse del Colosseo rimarrà la stessa», ovvero 80 per cento alla Capitale e 20 per cento al Fondo di solidarietà per i siti con meno visitatori». Ma sull’area pendono anche altri due ricorsi. Stavolta al centro della battaglia c’è la gara d’appalto per la biglietteria (comprese le audioguide) e la vigilanza per le aree del Colosseo, Foro e Domus Aurea. Un affare d’oro da 45 milioni di euro a base d’asta, vista anche la mole di visitatori che ogni giorno fanno la fila ai cancelli: nel 2016 sono stati ben oltre i 6,4 milioni per l’Anfiteatro, Fori e Palatino (record in Italia), più altri 18mila per la casa sotterranea di Nerone dove l’ingresso è strettamente contingentato per la presenza del cantiere.

 

A gestire la gara il ministero ha chiamato la Consip: il testo del bando ha avuto bisogno di qualche aggiustamento, dopo l’istituzione del Parco del Colosseo e per le osservazioni fatte da sindacati e concorrenti. Ma il 15 febbraio arriva in Gazzetta Ufficiale. E nei piani di Franceschini è solo il primo passo: entro il 2017 la centrale acquisti della pubblica amministrazione dovrà avviare bandi per i più grandi musei (compresi gli Uffizi) e mettere fine a un sistema di proroghe biglietto dopo biglietto. Il bando romano si chiuderà il 25 maggio, ma la gara potrebbe essere ancora lunga. Il motivo? Due ricorsi contro Consip che hanno appena portato a casa una vittoria e ora rischiano di mettere in crisi l’intero schema.

 

Per capire si deve tornare al Tar del Lazio, cui si sono rivolti Coopculture e D’Uva per contestare alcuni aspetti tecnici. Il giudice monocratico in prima battuta non aveva accolto la richiesta di «sospensiva cautelare urgente» e aveva rimandato la decisione a un giudizio collegiale fissato a inizio giugno. I ricorrenti però si sono rivolti al Consiglio di Stato che giovedì scorso gli ha dato ragione, decretando la sospensiva almeno fino alla seduta collegiale. Per ora, va ricordato, il merito dei ricorsi non è stato nemmeno sfiorato. Ma tanto basta a tenere le buste con le offerte sigillate. E chissà per quanto.

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