Quell’attentato (dimenticato) che distrusse l’ambasciata inglese a Roma

L’episodio coincise con le battute finali del mandato inglese in Palestina

C’è un episodio dimenticato che collega Roma con la questione arabo-israeliana. Un fatto, accaduto tanti anni fa, che solleciterà la memoria dei lettori più grandi e gli appassionati di storia che seguono Radiocolonna. E illuminerà tutti gli altri su un episodio incredibile di terrorismo che ha distrutto un’ambasciata nel centro storico della Capitale.

Siamo a Roma, ore 2:30 del 31 ottobre 1946, due anni prima della costituzione dello Stato ebraico. È notte e nei pressi di Villa Bracciano a Porta Pia, sede dell’ambasciata inglese a Roma di proprietà della famiglia Torlonia, arrivano tramite un taxi tre uomini. Lasciano due valigie davanti all’ingresso principale con su scritto “Attenzione, miny” e scappano. Pochi minuti dopo, grazie a un congegno a tempo, l’esplosione: 40 chilogrammi di tritolo distruggono l’ambasciata inglese a Roma. Gli effetti distruttivi, per fortuna, non hanno implicazioni gravi sulle persone: feriti solo un portiere e un militare di passaggio.

Gli autori del gesto sono membri dell’Irgun, gruppo paramilitare sionista attivo negli anni ’30 e ’40 che ha compiuto azioni terroristiche sia in Medio Oriente che in Europa. Quello di Roma è il più importante attentato sul suolo europeo, un gesto che ha allarmato la Gran Bretagna costringendola a spostare la sede diplomatica a Villa Wolkonsky, nei pressi di San Giovanni.

Gli autori vengono arrestati dalla polizia ma alcuni di loro, su richiesta delle forze alleate d’occupazione, vengono rilasciati rendendo di fatto impunito l’attentato all’ambasciata britannica nella Capitale.

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