Santiago, Italia segna il ritorno di Nanni Moretti alla regia dopo Mia madre, il film è stato presentato la scorsa settimana al Torino Film Festival. Nanni Moretti firma un documentario che ripercorre le storie di alcuni dei cileni rifugiati in Italia durante il golpe del 1973.
Prima di arrivare nel nostro Paese, l’ambasciata italiana a Santiago del Cile ospitò centinaia e centinaia di persone che fuggivano dalla dittatura militare che rimase alla guida del Paese fino al 1990.
Per raccontare l’Italia contemporanea, il regista che ha raccontato in passato tante crisi del nostro Paese vola a Santiago del Cile. Guardando la capitale del Paese andino ricorda i momenti salienti del golpe che l’11 settembre 1973 destituì un presidente amato da tutti, Salvador Allende, per instaurare un regime militare.
Di Nanni Moretti nel film sentiamo quasi esclusivamente la voce, mentre intervista una serie di rifugiati cileni ospitati all’ambasciata d’Italia prima e arrivati poi nel nostro Paese nel 1973, vittime del regime militari e due militari per niente pentiti delle torture che hanno perpetuato contro chiunque si opponesse al regime.
Santiago, Italia è diviso in parti: nella prima si presenta il Cile pre-golpe, un’isola felice dove il socialismo reale di Allende l’aveva reso un Paese all’avanguardia con educazione gratuita per tutti. Il presidente che salutò il suo Cile nell’ultimo discorso alla Nazione augurandosi che il Paese avrebbe riaccolto presto l’uomo libero che lui stesso rappresentava:
“Ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, molto prima di quanto si pensi, si apriranno nuovamente i grandi viali dove passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà vano”.
Dopo la scomparsa di Allende si apre il lungo capitolo della dittatura militare, Moretti dà parola anche a due ex militari della Junta e a uno in carcere dice apertamente – ritornando in camera dopo la scena iniziale – di non essere imparziale. Eppure Moretti è quasi assente dal suo film in cui lascia parlare i protagonisti, quei cileni coraggiosi che si opposero al regime militare e trovarono salvezza dentro le ambasciate europee, in primis quella italiana che diede asilo a 250 persone. Moretti ricorda anche la figura del cardinale Raúl Silva Henríquez che tentò di opporsi al regime.
Moretti intervista, quindi, tanti che si salvarono approdando in un’Italia più libera e più accogliente di quella attuale. Come sottolinea anche il diplomatico Piero De Masi sul suo dovere “morale” di lasciare entrare chiunque l’avesse voluto nell’ambasciata di Santiago. C’è chi ha rischiato la vita, c’è chi si è lamentato perché costretto a pelare patate e ci sono state storie d’amore nate nell’edificio della capitale cilena.
Il documentario di Moretti parla anche di questo dell’incoscienza di determinati gesti, dell’incoscienza dei 20 anni che spingeva i rifugiati a lasciarsi tutto alle spalle e che riempiva le piazze per la ricerca costante di un mondo migliore. Vent’anni più o meno aveva Nanni Moretti all’epoca del Golpe, la stessa età delle moltissime persone che il nostro Paese accolse appena 45 anni fa. Piccole storie per raccontare la Storia con la S maiuscole, volti e parole che raccontano un Paese che non sembra esistere più.










Santiago, Italia vi aspetta al cinema distribuito da Academy Two.