The Post ha due meriti: il primo è che rispetta le attese e il secondo – non meno importante – è che ha portato per la prima volta insieme Steven Spielberg, Meryl Streep e Tom Hanks, rispettivamente regista e protagonisti del film. The Post sarà al cinema dal 1° febbraio, ma è stato presentato oggi a Milano dai tre protagonisti (dopo un passaggio a Che Tempo Che Fa ieri sera).
The Post racconta la storia vera del Washington Post, nel 1971 era edito da Katherine Graham, la prima alla guida del quotidiano, e del suo direttore, il testardo Ben Bradlee e di come la pubblicazione di documenti top secret cambiò per sempre il giornale di Washington e la storia del giornalismo. I documenti in questione erano i Pentangon Papers, uno studio approfondito sui rapporti fra USA e Vietnam dal 1945 al 1967.
Il film fa rivivere in modo nostalgico la stampa, fra rotative e valori che appartengono a un mondo che non esiste più. Un mondo anche in cui la libertà di stampa era un valore da tutelare:
“La libertà di stampa è quello che consente ai giornalisti di essere il guardiano della nostra democrazia, sono stato cresciuto con quest’idea ed è quello che io credo sia una verità inconfutabile, ma se ripensi al 1971 quando il presidente Nixon si affidò alle corti per negare alla stampa libera il diritto di stampare gli articoli sui Pentagon Papers e si dovette aspettare l’intervento della Corte Suprema per fermarlo. Il Presidente impedì a pubblicare il New York Times per un paio di giorni, qualcosa che non succedeva dalla Guerra Civile. Oggi, come nel 1971, la libertà di stampa è in pericolo e questo rende quei fatti oggi molto interessanti, l’ho scoperto nel 2017 e l’inversione dei numeri è importante”.
The Post è stato ben accolto anche dalla stampa americana, come ha sottolineato il regista: “Abbiamo avuto grande sostegno dalla stampa, oggi assistiamo a censura, alla dicitura fake news se le notizie non sono gradite dal presidente. Il film è stato gradito anche per il ruolo di Katherine Graham, interpretata magistralmente da Meryl Streep, una donna che aveva difficoltà a trovare la propria voce, che aveva il diritto a dire agli altri cosa fare, ma che aveva difficoltà a a trovare un suo posto nel mondo. Questo è il cuore della storia e la relazione con Ben Bradlee, non l’ho mai vista come regista e sono fortunato che sia stato interpretato da Tom e Meryl”.
Stranamente Meryl Streep, Steven Spielberg e Tom Hanks non avevano ancora lavorato insieme, per l’attrice: “Non l’abbiamo fatto perché alle ragazze era chiesto di ballare”. “E ho sempre fatto fatica a invitare le ragazze a ballare”, scherza il regista. In tutti i film che abbiamo fatto insieme a Steve, arrivava sempre un giorno in cui ci dicevamo: magari ci fosse qui Meryl!”. “Sì, come no”, risponde l’attrice con più candidature agli Oscar della storia.
A legare i tre è, invece, Nora Ephron, la regista e la sceneggiatrice di rom-com scomparsa nel 2012:
“Nora Ephron era amica di entrambi, ma Tom vive in California e io a New York, ma non ci siamo incontrati spesso. Nora è stata un’ispirazione per noi, mi piacerebbe che fosse qui per vedere il film, e nessuno potrebbe essere più buffo e sagace di lei”.
Nel film, la sua Kay Graham è una donna che evolve e da regina dei salotti diventa una portatrice sana della verità, dimostrando un coraggio fuori dal comune:
“Curiosamente, la prima stesura era stata data da Liz Hannah ad Amy Pascal, a una settimana dalle elezioni e pensavamo che il tema fosse nostalgico visto che ci preparavamo ad avere una donna presidente ed era uno sguardo indietro a quello che era successo prima. Dopo il voto, è cresciuta l’ostilità contro la libertà stampa e attacchi contro le donne, ben dimostrati dall’amministrazione quindi questa è una riflessione su quanta strada c’è ancora da fare. Forse è meglio se sto zitta”.
Coraggio o passione, come ha sottolineato Tom Hanks:
“Ben Bradlee era un uomo competitivo, una bestia e voleva pubblicare una storia, ma LA storia. Nel 1971 il Washington Post era in competizione con l’altro quotidiano della città Washington Star, l’idea che il NY Times avesse una storia che il Post non aveva lo teneva sveglio la notte perché lo faceva impazzire. C’è una scena in cui tutti i giornalisti leggono gli articoli del Times: siamo gli ultimi a casa nostra! È stata una scena divertente da girare, perché c’era tutta la passione e la sfida che guida tutto il film”.
Per l’attrice però il coraggio è stato quello di Daniel Ellsberg, l’uomo che portò alla luce i Pentagon Papers:
“Una persona che lavorò per il Dipartimento di stato, un giornalista e un ex soldato che ha sfidato lo Espionage Act e di restare nel Paese, portò i documenti al giornalista del NY Times, informazioni che scioccarono l’opinione pubblica quando furono pubblicate al costo della carriera dei giornalisti e degli editori e si scoprì che il governo aveva mentito per anni al popolo americano. Il Post, all’epoca, era la sorellina del Times che era l’eminenza grigia della stampa USA e toccò a una donna trasformare il giornale. In pochi lo ricordano ma nel 1971 le redazioni erano formate da uomini e bianchi, non c’erano giornaliste donne, le donne c’erano ma erano le segretarie. Ci furono molti atti di coraggio: Kay Graham sfidò Nixon, il presidente che voleva distruggere la libertà di stampa, pur non essendo consapevole della sua autorità”.
Per Meryl Streep, Kay Graham imparò a essere coraggiosa:
“Una donna che vinse un premio Pulitzer, che imparò a essere coraggiosa, una cosa che non lo insegniamo alle nostre ragazze. Ben Bradlee lo imparò al fronte, a 21 anni durante la guerra. Ben mise a repentaglio tutto, forse dovremmo insegnarlo alle nostre ragazze”.
“All’epoca il Washington Post era un giornale locale di secondo piano, Bradlee ebbe un grandissimo appetito, voleva battere il NY Times, il più importante giornale del Paese, ma seppe guardare nel futuro del giornale. Lo stesso che pubblicò lo scandalo Watergate, lui tolse tutti i freni e aiutò Kay a pensare in grande”, ha sottolineato il regista.
“Ben era però sicuro di una cosa: Kay Graham era il suo caso”, ha concluso Tom Hanks.
La stessa forza di Kay Graham, l’hanno avuto le donne creando Time’s Up, il movimento che si oppone alle molestie e di cui Meryl Streep è una delle firmatarie:
“Perché ci abbiamo messo così tanto? Non lo so, forse siamo un po’ lenti a imparare. Non è una battaglia nuova, ma l’aria è cambiata non solo a Hollywood, nel militare, nelle industrie, nel Congresso, è bellissimo perché ha coinvolto i nomi grossi. Le donne hanno sempre lottato contro questi pronblemi, partendo da Hollywood le persone si sono sentite più coraggiose, hanno sentito di poter fare qualcosa, si continuerà ad andare avanti, mi sento molto ottimista!”.
Anche Steven Spielberg è intervenuto sul tema, per il regista non è tempo di resa dei conti fra uomini e donne:
“Avrei una risposta a questa domanda se fossi un sociologo o un romanziere, stiamo parlando di una questione che ha prodotto fiumi d’inchiostro, libri, film e serie TV, è il paradosso della battaglia dei sessi. Le donne sono già riuscite a rompere lo stallo in cui sono state messe dagli uomini: nella seconda Guerra Mondiale dominavano ogni campo industriale. Alla fine del conflitto, sono tornate a fare le casalinghe e non sono riuscite a capitalizzare questo ruolo, è una lotta di potere. Non sono in grado di rispondere correttamente, ci sono stati momenti importanti per la storia degli uomini. Penso che sia un problema che riguarda soprattutto gli uomini, devono imparare a controllarsi, a comportarsi come si deve e ad accettare no come risposta, finché non lo faranno ci sarà una lotta di poteri. Spero che questo film sia un piccolo spesso e serva a qualche donna a cercare la sua voce, spero che serva a loro e che dicano: Fanculo, dirò quello che voglio e si alzano e lo fanno”.
E noi che pensavamo fosse un film sul giornalismo! The Post vi aspetta al cinema dal 1° febbraio distribuito da 01 Distribution.