A Venezia oggi è il giorno del secondo film italiano in concorso: Capri-Revolution di Mario Martone, presentato insieme a The Nightingale di Jennifer Kent, unica donna ad aspirare al Leone d’Oro. Fuori concorso Gastón Solnicki porta il suo Introduzione all’Oscuro e Zhang Yimou il suo Shadow.
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Gastón Solnicki ha presentato Introduzione all’Oscuro, un film che il regista argentino dedica al critico austriaco Hans Hurch, scomparso a Roma nel 2017. Il titolo del film è preso da un brano musicale di Salvatore Sciarrino:
“Molti dei titoli dei miei film vengono dalla musica colta, non conoscevo questo pezzo, ma ho deciso comunque di intitolare il film così”.
Al centro del film la relazione fra il regista e il critico austriaco, raccontata attraverso fantasmi e in una Vienna spettrale:
“Penso che mia madre e chiunque di Buenos Aires possa capire questo riferimento. L’assenza di luce incorpora l’oscurità. Al centro del film c’è anche una relazione forte con Vienna”.
Unica regista in concorso, Jennifer Kent ha presentato il suo secondo film The Nightingale oggi, nella proeizione per gli accreditati ieri poco prima dei titoli di testa è stata insultata da uno dei presenti, una notizia rimbalzata su Twitter che l’australiana ha deciso di commentare.
“È fondamentale rispondere con compassione e amore all’ignoranza, non ci sono altre opzioni, il film parla chiaramente di questo, non c’è sollievo. Sono orgogliosa del mio film, del mio cast e della mia troupe per aver osato raccontare una storia che va raccontata nel 2018, il mondo è in una posizione molto precaria e qualità belle come quelle di amore, passione e gentilezza sono sul punto di morte e dobbiamo fare di tutto per proteggerle, se no finiremo in un buco nero”.
The Nightingale racconta di un viaggio nella Tasmania del 1825 (la Terra di Van Diemans) di un’ex detenuta irlandese e un tracker aborigeno sulle tracce di un militare britannico che ha distrutto le vite di entrambi, due culture distrutte dall’imperialismo britannico. Un ruolo difficilmente dimenticabile per l’attore inglese Sam Caflin:
“Ogni lavoro che faccio voglio mettermi alla prova, questo è stato davvero duro, parla di una storia che conoscevo poco e non sapevo quello che realmente accadeva, della brutalità di questa pagina della nostra storia. Una parte che mi ha profondamente vergognato, parlando da attore mi attrae sempre mettermi nei panni dell’altro, ma quelli di Hawkins è l’ultima volta che li voglio indossare”.
Protagonista del film, la ragazza con la voce di usignolo, l’attrice italo-irlandese Aisling Franciosi, Kent si sente orgogliosa di essere qui a Venezia come unica donna in concorso e ha sottolineato che è cresciuta in un ambiente senza restrizioni legate al genere e che ha anche giocato un ruolo importante gli aiuti finanziari che paesi come Australia e Nuova Zelanda danno a produzioni femminili.
Una delle particolarità del film è che il primo a essere girato in lingua palawa kani, un idioma artificiale che riprende quella parlata dalla comunità aborigena che viveva in Tasmania. Al centro del film anche il rapporto fra la tradizione irlandese e quella degli aborigeni del luogo:
“Volevo raccontare con amore e rispetto la storia di sopravvivenza di due culture durante il colonialismo”.
Fuori concorso anche Shadows (Ying) del due volte Leone d’Oro Zhang Yimou, al quale sarà oggi consegnato il premio Jaeger-LeCoultre Glory To The Filmaker. Yimou ha presentato il suo film, molto diverso dai suoi titoli precedenti:
“Ho fatto un film di cappa e spada, ma anche con un sosia politico al centro, uno stratagemma che è stato usato molto nella storia cinese, ma che non si era mai raccontato al cinema”.
Al centro del film la cultura e la tradizione artistica della Cina:
“In Shadow c’è l’influenza della cultura tradizionale cinese, un Paese con migliaia di anni di storia e c’è anche il disegno con la china tradizionale cinese che dona l’espressività e i colori al film”.
Presentato oggi a Venezia anche il secondo titolo italiano in concorso, Capri-Revolution di Mario Martone: una storia di emancipazione al femminile ambientata sull’Isola nel periodo precedente alla prima Guerra Mondiale.
Per Martone, la storia di Lucia al centro del film segue quelle già raccontate in Noi credevamo e ne Il Giovane Favoloso:
“Sono film che sono nati facendo, un film è legato all’altro: ho compreso l’importanza di Leopardi girando Noi credevamo, mentre Il Giovane Favoloso si conclude con La Ginestra, i cui temi sono poi al centro di Capri-Revolution, Ogni film nasce da un’intuizione, c’è un filo rosso che unisce questi film: i protagonisti sono ribelli e sono giovani, racconto un’Italia che non è doma. L’unica cosa possibile è confrontarsi, il confronto non si può eludere, è inevitabile”.
Al centro del film anche una rivoluzione che colpisce un’isola, grazie a un gruppo di giovani del Nord Europa:
“Le rivoluzioni non vanno viste dal loro esito, come le eruzioni vulcaniche dobbiamo guardare il finale. La rivoluzione è come un fiore che tocca chiunque voglia agire, il personaggio del film è una donna che va oltre gli schemi maschili, lo sguardo verso il futuro di Lucia è la conclusione della trilogia”.
Lucia ha il volto e il corpo di Marianna Fontana, una delle due gemelle protagoniste di Indivisibili di Edoardo De Angelis:
“Per prepararmi al ruolo di una capraia, sono stata con le capre, ho munto cento capre e ho anche letto molti libri. Lucia si ribella alle condizioni della propria famiglia, con Mario e Ippolita (Di Maio, sceneggiatrice) abbiamo visto dei film”.
Una “ragazza fragile e forte allo stesso tempo”, una donna che va oltre i pregiudizi:
“Si ritrova a seguire il suo istinto, va in una comune di intellettuali, finisce per capire l’inglese, qualcosa che la porterà al di fuori dei confini italiani”.