Il 24 febbraio 2003 moriva Alberto Sordi. A portarlo via, a 82 anni, è stata una polmonite, seguita a un tumore ai polmoni che lo aveva colpito due anni prima. La sua scomparsa suscitò profonda commozione in tutti coloro che lo avevano amato nel corso della sua lunga e straordinaria carriera. E tanti, tantissimi, furono quelli che andarono a rendergli omaggio nella Sala Giulio Cesare del Campidoglio dove la salma rimase due giorni prima dei funerali solenni che si svolsero nella basilica di San Giovanni in Laterano. Da quel giorno Sordi riposa nel Cimitero Monumentale di Roma e sulla sua lapide è inciso l’epitaffio: “Sor Marchese, è l’ora”, una battuta ripresa da uno dei suoi film più celebri e amati: “Il Marchese del Grillo”.
Tante le iniziative per questi primi vent’anni senza “Albertone”, dal libro “Caro Alberto. Le lettere ritrovate nell’Archivio Sordi”, realizzato con Editori Laterza e curato da Alberto Crespi (raccoglie una scelta delle migliaia di lettere ricevute da Sordi e conservate nel suo archivio personale custodito dalla Fondazione Museo Alberto Sordi) alla statua che la sua Roma, dov’è nato il 15 giugno 1920, gli dedicherà nel V Municipio, nel quadrante est della capitale dove sono stati ambientati alcuni dei suoi film più famosi. Difficile, in realtà, dire quali siano i suoi film più famosi perché Alberto Sordi, insieme a Vittorio Gassmann, Nino Manfredi e Ugo Tognazzi è uno dei maggiori esponenti della storia del cinema italiano nonché uno dei simboli della romanità cinematografica insieme ad Anna Magnani e Aldo Fabrizi.
Con Sordi e con i suoi personaggi spesso raffigurazione dell’italiano medio abbiamo riso e sorriso, ci siamo indignati e abbiamo pianto: “Un americano a Roma”, “Venezia, la luna e tu”, “Il vedovo”, “La grande guerra”, “Tutti a casa”, Una vita difficile”, “Il medico della mutua”, “Detenuto in attesa di giudizio”, “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata”, “Un borghese piccolo piccolo”, “Amore io aiutami”, “Polvere di stelle”, “In viaggio con papà”, “Tutti dentro” e “Nestore, l’ultima corsa”, solo per citarne alcuni.
Sordi è stato anche regista, doppiatore (sua la voce di Oliver Hardy, Ollio), ha lavorato in teatro e alla radio, ha partecipato a numerose trasmissioni televisive ed è stato il protagonista di “Storia di un italiano”. Ha cantato anche al Festival di Sanremo: “E va e va”, quella che “Te c’hanno mai mandato a quel paese…”. Tanti gli aneddoti su di lui: dalla tirchieria, in realtà smentita dalle tante opere di solidarietà compiute lontano dai riflettori, alla sua allergia al matrimonio (“E che me metto un’estranea dentro casa!”) e tanti gli amori che gli sono stati attribuiti: da Silvana Mangano (di cui sembra sia stato davvero innamorato) ad Andrea Pagnani (l’unico fidanzamento ufficiale), da Shirley MacLaine alla principessa Soraya.