Ridurre al massimo i tempi di pagamento delle fatture emesse una volta iniziato il risanamento dell’azienda. Questo uno dei cardini, secondo quanto risulta a Radiocolonna.it, del piano industriale di Atac, la cui bozza tra una ventina di giorna verrà spedita ai curatori fallimentari per il via libera propedeutico all’accettazione da parte dei creditori del concordato preventivo.
Se il piano risulterà convincente, incassando il benestare di giudici, commissari e creditori, la municipalizza dei trasporti potrà iniziare a saldare l’immenso stock di debito (1,3 miliardi). Ma non al 100%.
D’altronde è giocoforza intuire come l’Atac del post-salvataggio non potrà mantenere l’andazzo che l’ha condotta a un passo dal crack. Dunque, stop ai tempi lumaca dei pagamenti, tanto per cominciare per portarsi su tempistiche accettabili, intorno ai 90-100 giorni al massimo, come nel caso di Ama (qui il focus di Radiocolonna.it sulle fatture Ama).
La situazione sul fronte dei pagamenti in Atac è infatti critica. Nel 2015 per pagare una fattura ci volevano in media 265 giorni, quasi nove mesi di tempo. Un’eternità che ha innescato nel tempo la fuga di molti fornitori e fatto fioccare ingiunzioni. Nel 2016 il periodo è sceso a 256 giorni, mantenendosi su livelli altissimi.
Oltre al capitolo pagamenti il piano di rilancio contempla poi un altro fattore. Oltre a guadagnare affidabilità agli occhi dei creditori, c’è infatti da lavorare sulla redditività dell’azienda, dunque aumentarne sensibilmente la produttività. In questi giorni il management di via Prenestina guidato dal presidente Paolo Simioni, sta studiando un sensibile aumento della produttività. Obiettivo, portare da 37 a 39 le ore di lavoro settimanali di autisti e macchinisti. Al contempo spostare una parte degli amministrativi presso altre controllate del Campidoglio.
Altro capitolo, l’aumento della flotta e delle corse con annessa razionalizzazione delle linee meno efficienti e redditizie. Ma non è ancora chiaro dove e come Atac pescherà le risorse per i nuovi bus. Soprattutto se si considera la difficoltà con cui Atac potrebbe rifondere i creditori una volta approvato il piano. Per quanto riguarda il rimborso ai creditori, cuore del piano industriale, secondo alcune indiscrezioni di stampa, l’azienda avrebbe previsto rimborsi al 70%, dunque non tutto il credito maturato. Ipotesi però prontamente smentite da via Prenestina.
Intanto prosegue il trend positivo dei ricavi di titoli riferiti all’intero ventaglio dell’offerta Atac, che nei primi otto mesi del 2017 risultano in crescita rispetto allo stesso periodo del 2016. Particolarmente soddisfacente l’andamento dei ricavi dei titoli della rete Atac, aumentati del 53,1% rispetto ai primi otto mesi dell’anno scorso, che – lo ricordiamo – era un anno giubilare. Oltre al notevole aumento delle vendite di titoli delle rete Atac, +53,1%, si registra la buona performance degli abbonamenti annuali Metrebus Roma cresciuti, fra gennaio e agosto del 2017 in volume del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2016. Questo trend si accompagna al rilevante miglioramento registrato sul versante della lotta all’evasione.