A Roma un fiume di denaro sporco durante il Covid

Durante la pandemia a Roma è confluito un enorme flusso di denaro, illegale. Il convegno "Le infiltrazioni della criminalità organizzata nell'economia romana" organizzato dalla Camera di Commercio

Non è Romanzo criminale, non ci sono il Freddo, il Libanese e il Dandi, ma poco ci manca. Durante la pandemia a Roma è confluito un enorme flusso di denaro, illegale. Il che non suona proprio bene per una Capitale che sta tentando in tutti i modi di ripulire il più possibile la propria immagine dopo gli anni di Mafia Capitale e della nascita dell’impero dei clan sul litorale. “Roma, nel primo anno di Covid c’è stato un crollo delle operazioni societarie di oltre il 20% e nel secondo anno ci aspettavamo un ulteriore tracollo. Invece c’è stata una risalita tornando ai tempi pre Covid quando la liquidità del Paese e in particolare a Roma era crollata. Vuol dire che c’è stato un afflusso importante di denaro in buona parte non proveniente da circuiti legali che ha determinato grossi investimenti nell’economia romana”.

La conclusione è quella di di Guglielmo Muntoni, presidente dell’Osservatorio della Camera di Commercio di Roma sulle Politiche per il contrasto alla criminalità economica, intervenuto a margine del convegno Le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia romana organizzato dalla stessa Camera di Commercio. “Il traffico di stupefacenti è uno dei sistemi con cui la criminalità organizzata guadagna, finanzia, riciclando il denaro  ma ovviamente è anche dentro i grandi appalti, in tutti gli appalti, e questa credo sia un’entrata non inferiore rispetto a quella degli stupefacenti. Stiamo parlando di decine di miliardi all’anno in Italia. Una somma enorme che viene reinvestita, non solo in Italia, ma difficilmente nelle zone di origine delle mafie tradizionali. Non si vedono grandi investimenti in Sicilia, in Calabria, in Campania. Si vedono a Roma, a Milano, nel Veneto e in Emilia Romagna. Le operazioni che si sono concluse sono eclatanti e dimostrano la presenza di strutture organizzate in tutte le regioni, soprattutto da parte della ‘ndrangheta”.

Insomma, non c’è un minuto da perdere, come ha fatto intendere anche Lorenzo Tagliavanti, presidente della Cciaa. “Per contrastare la criminalità organizzata, le forze dell’ordine, le istituzioni dello Stato hanno il compito prioritario e fanno un grande lavoro ma non possono e non devono essere lasciate da sole. Ogni istituzione della Repubblica deve sapere cosa può fare, quale contributo può dare”, ha chiarito il numero uno di Piazza di Pietra.

“Noi rappresentiamo in parte anche il mondo delle imprese e le stesse imprese possono fare molto per il contrasto alla criminalità. La Camera di Commercio può fare molto. Sappiamo quanto le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia siano un’insidia non solo economica ma anche sociale  e quanto sottovalutare questo fenomeno compromette soprattutto il futuro, specialmente quando pensiamo alle nuove generazioni”. Tagliavanti ha poi spiegato come “la cattiva economia” abbia “un vantaggio economico enorme, se lasciata a se stante uccide la buona economia”. E ha ricordato che l’attività economica sia cambiata: “spesso ha il volto di un professionista, ha il volto elegante, che può ingannare l’interlocutore e il professionista”.

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