Accordo Uber-Italo, Aloisi: i taxi capiscano che i vuoti nella mobilità vengono riempiti

Il dirigente Anitrav a Radiocolonna: il Comune di Roma tragga un insegnamento da questo accordo e pungoli maggiormente il mondo dei taxi

Non è passata inosservata la notizia dell’accordo tra Italo e Uber per garantire un transfer tra le stazioni e le strutture ricettive nelle città italiane. Un patto dagli effetti ancora limitati a Termini, Tiburtina e a Milano Centrale, ma che concettualmente può rivoluzionare l’assetto del trasporto pubblico non di linea. Perlomeno negli hub ferroviari e aeroportuali delle grandi città. L’accordo, in estrema sintesi, consiste nella possibilità per gli utenti in partenza e in arrivo nelle stazioni di prenotare un Uber da 90 giorni a 1 ora prima dell’arrivo. L’eventualità di poter prenotare una corsa a ridosso del proprio arrivo, inutile negarlo, potrebbe intaccare il bacino di utenza dei tassisti che svolgono il servizio negli snodi ferroviari. Cosa comporterà quindi il patto Uber-Italo?

Radiocolonna ha interpellato Giulio Aloisi, rappresentante degli NCC di Anitrav, che ha dato la propria chiave di lettura sulla vicenda.

“Questo accordo va nella direzione di tutelare l’utenza. Spesso ci si dimentica che gli attori principali della mobilità non sono i taxi o gli NCC ma tutti coloro che si muovono per il mondo, affollando stazioni e aeroporti – spiega Aloisi a Radiocolonna – le stazioni, inutile prendersi in giro, sono diventate un problema: i taxi non riescono a coprire tutta la domanda presente. In questo caso bisognerebbe mettere da parte il tifo per taxi o NCC e provvedere a rafforzare una mobilità che si trova perennemente in affanno”.

Questo accordo, per il dirigente di Anitrav, è un chiaro monito a tutta la categoria delle auto bianche.

“Questa storia sia istruttiva per tutti noi, forse in maggiore misura per i taxi, affinché comprendano che qualcosa al proprio interno debba cambiare. Se uno crea dei vuoti nella mobilità, non garantendo un certo servizio, questi vuoti poi vengono riempiti da qualcun altro. Semplice – conclude Aloisi – per i noleggiatori che non lavorano con Uber non ci dovrebbero essere ripercussioni significative, perché gli NCC hanno una propria clientela di riferimento. Il Comune di Roma dovrebbe trarre lezione da questa partnership per puntellare maggiormente il mondo dei taxi”.

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