Anche Roma ha la sua Terra dei fuochi. I Gruppi di Ricerca Ecologica del Lazio hanno provato a quantificare il fenomeno, e i risultati sono inquietanti: nei Municipi III, IV, V, VI e VII sono stati infatti individuati ben 122 siti che rappresentano delle vere e proprie bombe ambientali. Si va dallo sversamento di calcinacci all’abbandono di elettrodomestici, dallo smaltimento abusivo di amianto all’abbandono di fusti di vernici, fino ad arrivare a vere e proprie discariche abusive. La mappa, in continuo aggiornamento, è stata elaborata sulla base delle segnalazioni dei cittadini nonché dei rilevamenti direttamente effettuati dai volontari del Gre Lazio, e si riferisce esclusivamente a quanto presente fuori terra ed è visibile.
“Complessivamente si parla di oltre 19 ettari, ovvero 190.000mq – si legge nella nota dei GRE – ma riteniamo che i numeri reali siano ancora più drammatici dal momento che oltre a quanto nascondono la vegetazione o i cavalcavia, andrebbero censiti anche i rifiuti interrati, come nel caso dei terreni adiacenti all’ex pastificio di via Collatina andato a fuoco e su cui oggi pascolano liberamente dei cavalli”.
I volontari hanno individuato nella parte Est di Roma 106 tra micro-discariche o accampamenti dove i rifiuti vengono smaltiti tramite abbandono, più addirittura 16 aree in cui sembrerebbero configurarsi a tutti gli effetti – in base alla legislazione vigente ed alla giurisprudenza consolidata – delle discariche abusive. Gran parte delle aree è collocata a ridosso dei confini tra i Municipi o del fiume Aniene e dei fossi che vi si immettono (letteralmente in barba alla Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE), ma la situazione è drammatica in particolare in alcune zone.
“Nel Municipio IV abbiamo censito ben 54 siti di sversamento cui si aggiungono addirittura 6 potenziali discariche abusive estese complessivamente più di 8,5 ettari – affermano i GRE – si può quindi parlare di vera e propria emergenza in quanto oltre alle immissioni atmosferiche dei fumi prodotti dal continuo incendio dei rifiuti per differenti motivi, c’è anche un elevatissimo rischio di inquinamento dei suoli e della falda acquifera. Alcune zona sembrano letteralmente terra di nessuno, dove chiunque sversa quello che vuole: è il caso di via di Salone (da entrambi i lati della A24), di via di Tor Cervara (all’altezza di via Vannina, strada di collegamento con via Tivoli realizzata e mai aperta al traffico per diversi motivi), Ponte Mammolo o il tratto stretto tra la A24 e la TAV (dalla clamorosa situazione del campo nomadi di via Salviati che abbiamo portato finanche all’attenzione del Parlamento Europeo e dove finalmente sembrerebbe che qualcosa stia iniziando a muoversi, fino quasi alla stazione di via Prenestina)”.