Compresse tra aumenti dei costi e calo dei ricavi pubblicitari le imprese televisive locali stentano a riprendersi dopo l’avvento del digitale terrestre. Dimensioni ridotte e limitata professionalizzazione aggravano la crisi
Un settore in forte contrazione, che è andato in sofferenza non appena è arrivato il digitale terrestre, ma che soprattutto, almeno per ora, non sembra in grado di risalire la china. Tanto che la situazione viene definita “drammatica” da Confindustria Radiotv. Ad oggi ci sono una quarantina di emittenti televisive nel Lazio, e solo sette anni fa il loro numero era ben più alto: 50.
Lo share dimostra tutta la debolezza del settore TV locali, solo lo 0.30% di tutta l’offerta televisiva nella regione. E il fatto che siano di piccole dimensioni non permette loro di reagire alla crisi del settore, soprattutto non permette di programmare investimenti. Se è vero infatti che il Lazio è la terza regione per numero di società, dopo la Sicilia e la Campania, e subito prima della Lombardia, queste sono prima di tutto realtà di medio piccole dimensioni.
Dunque il Lazio è caratterizzato da un mercato frazionato, con la stragrande maggioranza delle realtà che ha un ricavo medio inferiore a 700 mila euro. Il crollo verticale dei fatturati c’è stato nel 2014-2015, ed espone le emittenti del Lazio a possibili ristrutturazioni. Il ricavo medio è infatti un sesto di quello delle consorelle in Veneto e la metà di quelle in Lombardia ed Emilia Romagna.
Crollo della raccolta pubblicitaria: meno 50% negli ultimi cinque anni
Il Lazio è la quarta regione per ricavi pubblicitari, che pesano per il 77% con 19 milioni di euro. La raccolta pubblicitaria ha avuto una riduzione repentina nel 2014, e il sindacato dei giornalisti calcola che si arriverà al 60% del livello pre crisi solo a fine 2020. Negli ultimi cinque anni, in media il calo dei ricavi totali è stato di più del 20% e di almeno il 50% per i ricavi legati al mercato pubblicitario.
I costi sono in pratica raddoppiati dal 2008 ad oggi; ne consegue che le aziende hanno reagito in principale modo riducendo il numero dei dipendenti. Oggi sono 400 circa, contro i 600 di otto anni fa. Ma il vero nodo per le emittenti locali è costituto dal drastico calo dei contributi pubblici, passati dagli oltre 4 milioni del 2012 a meno di 2 milioni del 2014.
Per il presidente del Corecom del Lazio, Michele Petrucci “quasi tutte le emittenti hanno nei contributi pubblici una fonte indispensabile di finanziamento. Nel caso ci sia un ritardo nell’erogazione, molte vanno in tilt”. Rosario Donato, direttore generale di Confindustria Radiotv, aggiunge che “bisogna veicolare le risorse pubbliche sulle emittenti più meritevoli”. “Cerchiamo di salvare quelle che offrono un prodotto più innovativo”, aggiunge. “No ai contributi a pioggia. Ma dobbiamo ricordare che molte di esse offrono un servizio pubblico, dunque dobbiamo elevarle a una dignità diversa”.
L’impatto del digitale ha comportato 800 milioni di investimenti con ritorni incerti
L’avvento del digitale terrestre ha avuto un impatto pesante su tutto il settore. Il Corecom, nel suo ultimo rapporto, scrive che “una serie di fattori strutturali, congiunturali e normativi/regolamentari hanno reso questo settore particolarmente vulnerabile. In un contesto di severa crisi economica, i tagli della spending review e l’incertezza sulle frequenze hanno aggravato le difficoltà economiche degli operatori locali. Il passaggio al digitale ha comportato per le imprese televisive locali investimenti tecnologici per circa 800 milioni, che per ora non producono ritorni, complice la grave crisi economica generale, che ha generato una continua corsa al ribasso delle tariffe pubblicitarie e il crollo dei fatturati”.
Il digitale terrestre comunque ha fatto lievitare l’offerta di programmi. Se ne contano oggi circa 153, escludendo le versioni time shift che ripetono lo stesso programma, e non sono stati considerati i programmi con diffusione pluriregionale o addirittura nazionale. La transizione al digitale terrestre nel Lazio ha interessato complessivamente 1.223 impianti e circa 4.830.000 abitanti.
Per quanto riguarda l’offerta, le TV locali nel Lazio si concentrano sui programmi tematici, con una certa preponderanza del tempo di trasmissione alle news locali. In merito a questo però il Corecom del Lazio fa notare che “la struttura giornalistica rimane nella maggior parte dei casi scarsamente professionalizzata. Infatti sono solo tre le emittenti locali laziali che impiegano più di dieci giornalisti, con alcuni casi limite in cui un solo giornalista risulta alle dipendenze dell’editore. Nel complesso, ripartiti tra tutte le emittenti, sono impiegati 120 giornalisti”.
Per Petrucci, “in una regione composita, ma anche ricca di opportunità, bisogna essere in grado di cambiare linguaggi. Essendo Roma la Capitale, parte dell’informazione locale la ritroviamo anche sulla nazionale. Le TV locali devono diventare anche fornitrici di servizi, per i cittadini, ma anche per i turisti. La cosa incoraggiante è che cominciano ad esserci delle start up e che la nuova legge sull’informazione nel Lazio ci dà la possibilità di fare audizioni con le parti sociali in caso di crisi”.