Antitrust a Comune di Roma: aumentare licenze taxi

segnalazione sulle criticità riscontrate nell'erogazione del servizio anche ai comuni di Milano e Napoli. Sindacati contrari: sarà far west

L’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha inviato ai Comuni di Roma, Milano e Napoli una segnalazione sulle criticità riscontrate nell’erogazione del servizio taxi a danno degli utenti, in termini di qualità ed efficienza del servizio reso. E con una nota, quindi, l’Autorità “per superare questa grave situazione e aprire il mercato alla concorrenza” ha sollecitato i Comuni di Roma, Milano e Napoli “ad adeguare il numero delle licenze taxi alla domanda di tali servizi, di cui una significativa parte rimane, a oggi, costantemente insoddisfatta, spingendo l’aumento oltre il tetto del 20 per cento fissato in via straordinaria nel cosiddetto decreto Asset” e “adottando in tempi brevi i bandi di pubblico concorso per l’assegnazione delle nuove licenze”.

“Sempre nell’ottica di aumentare la qualità del servizio, si auspica anche l’adozione di misure aggiuntive, come la regolamentazione dell’istituto delle doppie guide (attualmente presente a Roma e a Milano ma non a Napoli) – prosegue l’Antitrust – e l’implementazione del taxi sharing; l’efficientamento dei turni, per renderli più flessibili. Inoltre l’Autorità raccomanda l’esercizio di un monitoraggio, attivo ed efficace, sull’adeguatezza dell’offerta del servizio taxi e sull’effettiva prestazione del servizio stesso, adottando adeguati meccanismi di controllo, i cui esiti dovranno essere adeguatamente pubblicizzati”.

Nel Comune di Roma le licenze taxi più recenti sono state emesse, con due distinti bandi, nel 2005 per un totale di 450 nuove autorizzazioni (300 e 150). Il numero è stato poi aumentato, rispettivamente, di ulteriori mille e 500 unità. Tanto che oggi, nella Capitale, ci sono 7.692 licenze attive su un totale di 7.771 rilasciate, pari a una media di 2,8 taxi ogni mille residenti: sono meno che a Milano (4.853 licenze attive pari a 3,5 ogni mille residenti) ma più che a Napoli (2.364 licenze attive pari a 2,6 ogni mille abitanti). E le tariffe sono ferme a quella data: la proposta per revisionarle è attesa, su richiesta dei sindacati del settore, entro Natale. Intanto tra gennaio e luglio del 2023 le richieste complessive per il servizio taxi nella Capitale – tenendo conto di tutte le cooperative e applicazioni attive nel territorio comunale – sono aumentate notevolmente, passando da 985 mila a 3 milioni. Una crescita, inevitabilmente, si è registrata anche tra le richieste inevase: sono passate da 155 mila a 1,3 milioni. La percentuale di richieste inevase, che tra gennaio e febbraio era intorno al 14-15 per cento, a giugno e luglio è così salita al 45 per cento. La fotografia è stata scattata dall’Antitrust.

Secondo i sindacati del settore, tuttavia, le indicazioni dell’Antitrust non tengono conto di una serie di fattori: “L’Antitrust invece di richiamare i Comuni, come Roma e Milano, che già si stanno muovendo sulle licenze taxi dovrebbe sollecitare il ministero dei Trasporti e il ministero delle Attività produttive perché si faccia un Dpcm per regolamentare le piattaforme. I Comuni, in questa fase, inoltre hanno bisogno di decreti attuativi da parte del governo per essere messi in condizione di far uscire nuove licenze e adeguamenti tariffari, in base alle leggi vigenti”, prosegue Giacobbe. Per il responsabile del settore Taxi della Uil Trasporti di Roma, Alessandro Atzeni, “il servizio non può entrare in un regime di concorrenza del libero mercato” perché “ci sono tariffe prestabilite e obblighi di prestazione a cui i tassisti devono adeguarsi” e “l’Antitrust non può parlare di aumento di licenze senza considerare il diritto salariale dei tassisti. Sul taxi sharing, invece, ricordiamo che è stato fatto un tentativo anni fa ma è stata un’esperienza fallimentare, i clienti non ne hanno usufruito”. Di avviso simile il responsabile nazionale della Ugl Taxi, Alessandro Genovese: “L’Antitrust anziché spronare il governo a intervenire su un servizio rigidamente regolamentato, con obblighi di prestazione e tariffe calmierate, dovrebbe chiedere in modo esplicito un intervento di regolamentazione delle piattaforme tecnologiche, ormai atteso da troppo tempo per impedire che il comparto del trasporto pubblico non di linea diventi un vero e proprio far west”.

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