Dopo Ama, Atac. Prosegue il viaggio di Radiocolonna.it nelle spese per incarichi e consulenze presso le partecipate romane (qui l’approfondimento sulla municipalizzata dei rifiuti). Stavolta tocca ai trasporti e anche qui non mancano le sorprese.
Da febbraio 2017 a fine ottobre, come emerge dalla documentazione di Atac, l’azienda ha speso per consulenze legali poco più di mezzo milione di euro, considerando solo gli importi maggiori. Il grosso riguarda ovviamente gli innumerevoli contenziosi in cui è impegnata la municipalizzata dei trasporti. Cifra alla quale va aggiunta la maxi-parcella da 640 mila euro versata per la consulenza legale nell’ambito della presentazione della richiesta di concordato presso il Tribunale.
Insomma, anche in Atac per avvocati e consulenti si spende un bel po’, almeno considerando gli ultimi 10 mesi. E in Ama? Più o meno un milione di euro, e solo a conteggiare i contenziosi legali più importanti. Il dato emerge dai dati aggiornati al 31 ottobre 2017 relativi alle spese della municipalizzata per incarichi e consulenze, comprese quelle legali. In pratica, il grosso delle consulenze di Ama se ne va in spese per avvocati per difendersi nei vari contenziosi che vedono coinvolta la società.
“Attività di difesa in procedimenti giudiziari” è infatti la voce più ricorrente nel prospetto. Si va dai piccoli esborsi di poco superiori ai 2 mila euro, fino a parcelle decisamente più elevate, di 100, 200 mila euro. Il tutto porta il conto legale dell’Ama a ridosso del milione di euro, citando appunto le parcelle più sostanziose. Sorge a questo punto spontaneo chiedersi quale sia la situazione presso le altre partecipate capitoline sul fronte dei contenziosi legali. Ma ci sono poi anche le spese notarili, per gli atti, che rappresentano un’altra voce importante delle consulenze Ama.
Intanto i sindacati Atac rimangono spaccati sul piano industriale. Tra gli irriducibili ci sono Usb, Faisa Confail e Orsa, Sulct Roma, Utl e Fast Confsal. “Atac”, spiega Michele Frullo, dell’Usb, “è stata saccheggiata dalle amministrazioni capitoline e a pagare sono ancora i lavoratori. A due anni di distanza dall’accordo del luglio del 2015, che già aveva chiesto numerosi sacrifici ai lavoratori, Atac è ancora in perdita a testimonianza del fatto che agire sui dipendenti senza una dirigenza attenta non serve a niente”.