La catenella e i divisori tra autista e resto del bus resistono. Resistono nonostante Atac, attraverso una nota al personale, abbia inviato a far venir meno uno strumento che causa la mancata apertura della porta anteriore e minore spazio – dunque possibili assembramenti – all’interno dei mezzi. Nonostante molti conducenti si siano conformati all’indicazione aziendale, ce ne sono parecchi che non ne vogliono sapere di rinunciare a quello ‘spazio vitale’ che li tiene distanziati dall’utenza, garantendogli certamente una giuda più agevole, lontana da possibili domande, lamentele e osservazioni dell’utenza.
In questi giorni anche il web pullula di testimonianze che documentano la resistenza di una fetta di personale, restio ad un ritorno normalità che tuttavia è garanzia di maggiore vivibilità all’interno della vettura e dunque di più sicurezza per i passeggeri:



È utile sottolineare che i conducenti restii a togliere la catena non sono soli in questa ‘resistenza’, con una particolare convergenza tra il partito di Giorgia Meloni e il mondo sindacale. Alcuni dirigenti romani di Fratelli d’Italia hanno ritenuto che “Atac possa riconsiderare la decisione di togliere le catenelle dissuasori in prossimità della cabina di guida. Per evitare gli ammassamenti sui Bus e limitare il rischio di contagio, si possono prendere in considerazione altre soluzioni” è la posizione di Ghera e De Priamo. Anche certe sigle sindacali si sono dette contrarie. Un esempio è l’USB, che in una nota ha espresso il proprio disappunto nei confronti di una decisione che potrebbe determinare “ulteriori azioni a tutela di lavoratori e utenti”.
“Ricordiamo come i posti a sedere in prossimità del conducente rimangono inibiti, ma negli orari di punta e di affollamento dei mezzi pubblici è impossibile per il lavoratore controllare e garantire che questi siano effettivamente lasciati liberi. L’azienda in questo modo si sottrae dalle sue responsabilità di tutela della salute del conducente e dell’utenza, rischiando ulteriori disservizi per un trasporto pubblico locale che a Roma è già in difficoltà tra appalti esterni e scarsità di mezzi e personale: un conducente che contrae il Covid non potrà garantire il servizio nei giorni successivi – spiega USB – questa ulteriore disposizione conferma il clima di scarso confronto tra la direzione del personale e le organizzazioni sindacali, una situazione di assenza di dialogo da pare di Atac che prosegue con atti unilaterali inaccettabili e che, a meno che l’azienda non decida di cambiare modalità di azione, ci vedrà costretti ad ulteriori azioni a tutela di lavoratori ed utenti”.
La nota, per quanto animata dal tentativo legittimo di preservare i lavoratori, cita nello specifico anche gli utenti tra coloro che dovrebbero essere più tutelati. In quel caso, tuttavia, l’eliminazione della catenella va proprio nella direzione di offrire maggiori spazi e minori opportunità di calca a tutti quei pendolari che sono stati compressi – e su qualche mezzo lo sono ancora – a causa proprio della catenella della discordia.