Sì, il petrolio è ai minimi della sua storia, mai visto il greggio andare a 37 dollari sotto lo zero. Succede ai tempi del coronavirus e il motivo è presto spiegato: c’è troppa offerta a fronte di una domanda pressoché inesistente. Per questo il timore del mercato è che il petrolio estratto ma non venduto si deprezzi fino a non velare più un dollaro. E allora scatta il panico.
Ne sanno qualcosa i benzinai italiani, che non solo debbono frontegiare l’inevitabile impatto del crollo del greggio sui prezzi alla pompa, ma anche i devastanti effetti del lockdown, ovvero quasi totale assenza di circolazione di veicoli. Tradotto, 1,95 miliardi di litri di carburante svaniti, 2,9 miliardi di euro di fatturato complessivo andati in fumo, 60 milioni di reddito lordo evaporati. Di più. Il reddito medio per punto vendita nell’ultimo mese si attesta intorno ai 300 euro, nemmeno sufficienti ad onorare le utenze.
In Toscana, a causa del lockdown, a marzo i punti vendita di carburanti in Toscana hanno perso il 90% dei ricavi e i benzinai avuto un incasso medio di circa 10 euro al giorno. Attenzione però, occhio ai miraggi. La benzina non calerà più di tanto, per un motivo molto semplice. Il 61% del prezzo di un litro di benzina, è in accise. Questo vuol dire che il grosso del ricavo su un singolo litro va allo Stato. E questo sostiene il prezzo, perché se cala solo una quota residuale del prezzo, vuol dire che l’impatto del crollo del petrolio sul costo finale è limitato.