Ilaria Sacchettoni per il Corriere della Sera Roma
Maledette e voraci. Le buche capitoline attraggono denaro pubblico come in un gorgo. Finora, in realtà, nessuno aveva preso in considerazione questo aspetto (nella fenomenologia della voragine romana c’è spazio solo per sommari censimenti). Ora, invece, la magistratura contabile ha aperto un’indagine per danno erariale nei confronti d’imprenditori e funzionari pubblici già coinvolti in un’inchiesta penale che, da poco, è approdata alle sentenze di primo grado.
Si tratta del gruppo d’imprese di Luigi Martella e soci che avrebbero pagato decine di migliaia di euro di tangenti — secondo un vero e proprio tariffario — perché i funzionari pubblici chiudessero un occhio sulla realizzazione e sul collaudo dei lavori di manutenzione stradale. Di loro si erano occupati i pubblici ministero Stefano Pesci e Alberto Pioletti che li avevano accusati di corruzione per una lunga serie di episodi, inviando anche gli atti alla corte dei Conti. Dai lavori di rifacimento del manto stradale in via Petroselli alla realizzazione dei marciapiedi dell’Eur. E ancora, sempre per fare qualche esempio: dalle opere realizzate in occasione della canonizzazione dei due papi allo spurgo della rete fognaria nei vari municipi.
Oggi, i magistrati contabili, coordinati dal procuratore regionale della corte dei Conti Donata Cabras, stanno facendo le pulci a tutti quei lavori, verificando a quanto ammonta il danno erariale. La domanda è: se per quelle opere sono state versate tangenti, quale sarà stato il costo complessivo dei lavori? É lecito ritenere che sia lievitato, costringendo il Comune di Roma a versare più del dovuto (e per lavori fatti male). Questo è un primo ragionamento seguito dai pm di via Baiamonti. Altro aspetto riguarda la successiva riparazione di lavori eseguiti al risparmio, malamente insomma. Qui bisogna aspettare per capire cosa abbiano stabilito i pm, ossia se includere o meno questo aspetto nel calcolo del danno erariale.
Gli approfondimenti contabili potrebbero includere anche altri soggetti, oltre agli imputati del procedimento penale, fra i quali spicca il nome del funzionario dell’assessorato all’Urbanistica, Stefano De Angelis. Il numero complessivo degli indagati era di 18 persone delle quali sette erano pubblici ufficiali, tecnici e addetti ai lavori dei municipi o del Simu (Urbanistica). Qualcuno di loro, per favorire le imprese, era arrivato a sottoscrivere che nelle asfaltature delle strade era stato utilizzato più bitume di quello effettivamente steso sul manto stradale. Quale sia il risultato è sotto le ruote di tutti.