Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio: Di fronte alle difficoltà del momento imprese non demordono e cercano in tutti i modi di andare avanti.
Il 2023 per le imprese di Roma e provincia si presenta come un anno di consolidamento dopo la crescita del 2022. Circa 6 imprese su 10 presentano un fatturato in aumento o stabile, otto imprese su dieci hanno mantenuto invariato il numero dei dipendenti, mentre in un caso su dieci c’è stato un aumento del numero dei dipendenti. La forte crescita dei prezzi dei beni energetici e dell’inflazione in generale ha “costretto” due imprese romane su 3 ad aumentare i prezzi nel 2022, e due imprese su tre hanno aumentato i prezzi anche in questi primi 4 mesi del 2023.
È quanto emerge da un’indagine della Camera di commercio di Roma somministrata tra il 22 e il 29 maggio a imprese che nel 67 per cento dei casi hanno sede nel Comune di Roma e nel 33 per cento dei casi hanno sede in provincia di Roma. L’84,6 per cento delle imprese interpellate ha tra 0 e 9 dipendenti, il 12,6 per cento tra 10 e 49 dipendenti e il 2,8 per cento delle imprese ha oltre 50 dipendenti. L’aumento dei tassi di interesse messo in atto dalla Bce (Banca centrale europea) – spiega la Camera di commercio di Roma in una nota – per contrastare l’inflazione comincia ad avere un impatto significativo sul tessuto delle imprese romane: quasi 6 imprese su 10 hanno rinunciato a progetti di investimento a causa dell’aumento dei costi di finanziamento, e per quasi due imprese su tre l’accesso al credito rappresenterà un problema nel corso dell’anno. Nei primi 4 mesi de 2023 per il 56,9 per cento delle imprese il fatturato è rimasto stabile o in aumento, per il 43,1 per cento, invece, il fatturato è in diminuzione. Per l’80,4 per cento delle imprese romane del campione il numero dei dipendenti è rimasto stabile, a fronte di una percentuale del 9,3 per cento che ha aumentato il numero dei dipendenti e del 10,2 per cento che li ha, invece, ridotti. Nel 2022, principalmente a causa del rialzo dei prezzi dei beni energetici, il 65,8 per cento delle imprese intervistate ha aumentato i propri prezzi, il 34,2 per cento non ha, invece, aumentato i propri listini. Anche in questi primi 4 mesi del 2023, a causa del permanere di un’alta inflazione, il 66,2 per cento delle imprese ha effettuato un rialzo dei prezzi, contro il 33,8 per cento che, invece, non ha aumentato i propri prezzi.
L’aumento dei costi di finanziamento nei primi 4 mesi del 2023 è stato segnalato da circa 3 imprese su 4, l’aumento del costo di finanziamento ha costretto il 59,1 per cento delle imprese a rinunciare a progetti di investimento, questo probabilmente è l’aspetto più preoccupante osservato in relazione all’aumento dei tassi di interesse. Il 56,4 per cento delle imprese rileva anche un inasprimento della disponibilità di credito da parte delle banche e non solo un maggior costo del finanziamento. In totale, per il 64 per cento delle imprese l’accesso al credito sarà un problema nel 2023.
All’interno di questo 64 per cento di imprese, per circa il 30,7 per cento l’accesso al credito è un problema simile a come lo era già nel 2022, per il 33,3 per cento delle imprese nel 2023 l’accesso al credito rappresenterà un problema maggiore rispetto al 2022. Il 36 per cento delle imprese non pensa che l’accesso al credito sarà un problema per la propria impresa nel 2023.
“Le imprese romane – afferma Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio di Roma – mostrano una grande resilienza. Di fronte alle difficoltà del momento non demordono e cercano in tutti i modi di andare avanti. L’aspetto del fatturato nel breve periodo è un buon segnale e significa che i prodotti made in Rome sono ancora validi sul mercato. E, soprattutto, visto l’incremento dei costi le imprese hanno deciso di mantenere stabile l’occupazione”.
“È ovvio che gran parte dell’aumento dei costi di produzione si scarichi sul prezzo finale anche se questo non vale per tutto il mondo imprenditoriale – aggiunge Tagliavanti -. Preoccupa molto, invece, la riduzione degli investimenti a causa dell’aumento del costo del credito e soprattutto le difficoltà a ricorrervi. Su questo le Istituzioni deputate – conclude – dovrebbero, insieme, fare uno sforzo straordinario per venire incontro al tessuto imprenditoriale e agevolare in tutti i modi possibili sia un abbassamento dei tassi, sia il ricorso al credito stesso”.